Come rendere una casa smart

Le smart home sono ormai una realtà consolidata da tempo ma non tutti sanno di cosa si tratta, dimenticate i paroloni e pensate a tutti quei prodotti che trovate nei negozi di elettronica, quasi tutti servono a rendere la casa smart e permette di vivere in un ambiente domestico intelligente.

Se vi state chiedendo come rendere una casa smart, dovete sapere che quasi tutto parte dallo smartphone, dispositivo perennemente connesso a internet che permette di fare praticamente ogni cosa, anche controllare altri dispositivi. Avere una casa collegata in rete è molto vantaggioso, non solo per la facilità di accesso ai dispositivi ed elettrodomestici presenti al suo interno, ma anche a un’ottimizzazione migliore dei costi di controllo. La casa smart non è uguale per tutti, che sia stata già progettata in modo da essere un’abitazione intelligente o che si decida di aggiornarla dopo, ci sono vari modi di sfruttare i dispositivi casalinghi collegati.

Cosa fare per rendere una casa smart?

Tutto questo è possibile anche grazie ai produttori di elettrodomestici che pensano sempre di più al futuro proponendo prodotti all’avanguardia e tecnologici, oggi è possibile avere caffettiere e frigoriferi collegati sul web, oppure citofoni che mostrano via applicazione chi c’è davanti alla porta di casa. Installare elettrodomestici ed impianti ad hoc per la smart home può essere molto costoso, ma se volete iniziare a rendere la vostra casa smart, potete provare acquistando una seria di dispositivi che offrono vantaggi importanti e permettono di migliorare la vita all’interno dell’abitazione.

Connessione Wi-Fi in ogni angolo dell’abitazione

In una casa smart ogni dispositivo deve essere connesso alla rete e potersi interfacciare con lo smartphone, consentendo ai proprietari di monitorare costantemente lo stato della propria casa intelligente e di effettuare alcune operazioni anche a distanza, quando si trova fuori casa. Per poter controllare tutti gli elettrodomestici, la telecamera cloud che ci consente di vedere cosa accade in casa in tempo reale, spegnere una luce che abbiamo dimenticato accesa, è necessario che tutti gli strumenti della nostra casa intelligente siano connessi ad internet, tecnologia indispensabile per chi si chiede come rendere una casa smart.

Creare una rete mesh

Il primo passo da compiere quindi per creare la propria casa smart è avere a disposizione una rete Wi-Fi stabile, capace di raggiungere ogni angolo dell’abitazione. Tutti dispongono di una connessione Wi-Fi in casa ma, in base al punto in cui è posizionato il router, può capitare che il segnale sia debole e ci sia scarsa copertura. Per risolvere questo problema è possibile creare una rete mesh, un tipo di rete che consente di allestire un vero e proprio network wireless in cui ogni nodo funge da ripetitore del segnale Wi-Fi, estendendone la copertura. Per riuscire a creare una rete mesh è necessario munirsi degli strumenti adeguati, sul mercato si trovano diversi dispositivi validi a prezzi convenienti.

Illuminazione intelligente e connessa

Per trasformare la propria casa in una smart home è necessario tenere in grande considerazione il concetto di illuminazione intelligente. I costi di questi strumenti, tra l’altro decisamente semplici da installare, sono relativamente bassi anche se variano molto in base alla soluzione scelta. Sul mercato sono disponibili numerose lampadine smart ed altri accessori utili per l’illuminazione. Le lampadine, per poter essere considerate smart devono essere a LED e connesse alla rete, magari sfruttando protocolli di comunicazione come ZigBee o Z-Wave, capaci di far penetrare il segnale attraverso le pareti, veicolando una mole di informazioni.

Una buona illuminazione smart è capace di trasformare e migliorare nettamente la qualità della vita in casa o in ufficio. Durante le ore diurne è possibile sfruttare al massimo la luce naturale mentre la sera è necessario avere a disposizione le giuste fonti di luce artificiale evitando che la luce interferisca con il cosiddetto “ritmo circadiano” che influenza il sonno.

Rendere smart tutti i dispositivi

Dopo aver prestato attenzione alla creazione di sistemi intelligenti per l’illuminazione è il caso di pensare anche a tutti i dispositivi che sono in casa e che non nascono come dispositivi smart. Per trasformare i nostri vecchi oggetti in oggetti smart è possibile utilizzare delle prese intelligenti da collegare tramite Wi-Fi che ci consentiranno di regolare e gestire tramite lo smartphone tutto quello che andremo a collegarci.

Sistema di videosorveglianza intelligente

Andiamo adesso a vedere come configurare gli accessori per rendere la sorveglianza e la sicurezza domestiche smart. I sistemi di videosorveglianza intelligente comprendono videocamere di sorveglianza da interno o da esterno, sensori di apertura di finestre e porte, serrature smart, sirene smart e tanto altro. Praticamente è possibile personalizzare al 100% il proprio sistema di videosorveglianza intelligente proprio come abbiamo fatto per l’illuminazione. Un aspetto da tenere fortemente in considerazione per quanto riguarda i sistemi di videosorveglianza smart è senza ombra di dubbio la presenza dei dati cloud. Infatti ogni videocamera di sorveglianza che si rispetti deve avere la possibilità di memorizzare immagini su dei server remoti anche nel caso in cui un eventuale intruso decida di rimuovere la videocamera o di danneggiarla.

Ogni videocamera in commercio, sia per interni che per esterni, è spesso abbinata ad un servizio cloud, spesso per periodi di prova relativamente brevi, che consentiranno di testare il servizio prima di decidere se abbonarsi. Un altro aspetto indispensabile è certamente avere la possibilità di guardare le immagini in tempo reale da remoto per poter monitorare costantemente cosa avviene nel perimetro della propria casa anche quando si è da un’altra parte.

Gli utilizzi di questa funzione sono molteplici: controllare gli orari di accesso ed uscita di un collaboratore domestico, controllare il comportamento del proprio cane, verificare che i propri figli siano rientrati da scuola in orario.

Termostato o valvole termostatiche connessi

Altri sistemi smart riguardano la climatizzazione degli ambienti. Questo settore non è molto semplice poiché esistono diverse tipologie di riscaldamento. Prima di tutto dobbiamo distinguere riscaldamento centralizzato ed autonomo. Questa differenza è essenziale da tenere in considerazione quando si decide di supportare la climatizzazione degli ambienti nella nostra casa intelligente. I prodotti utilizzabili sono di due tipi: termostato intelligenti o valvole termostatiche intelligenti. Tutto dipende appunto dal tipo di riscaldamento presente nella vostra casa. Se avete il riscaldamento autonomo allora il prodotto verso cui dovete indirizzarvi è certamente il termostato intelligente.

Discorso a parte invece per chi ha il riscaldamento centralizzato. Bisogna prima di tutto capire che se si ha il riscaldamento a pavimento o/e si dispone di radiatori elettrici non è possibile rendere il sistema smart; se invece il vostro sistema di riscaldamento centralizzato conta su dei radiatori ad acqua calda allora è possibile utilizzare delle valvole termostatiche intelligenti.

Altoparlanti intelligenti con assistente virtuale

Dopo aver reso quasi ogni aspetto della nostra casa smart non possiamo esimerci dal controllare tutte le apparecchiature, oltre che attraverso lo smartphone, anche attraverso i controlli vocali, sfruttando appunto i diversi assistenti vocali disponibili sul mercato con gli altoparlanti intelligenti.

Tutti i sistemi che vi abbiamo presentato fino ad ora in questa guida possono essere infatti gestiti attraverso assistente virtuale contenuto negli altoparlanti intelligenti. Sarà possibile creare numerosi scenari, come ad esempio lo scenario “buongiorno” in cui al mattino basterà salutare il proprio assistente virtuale per accendere ad esempio le luci, far partire la macchinetta del caffè elettrica, spegnere le luci quando si esce, attivare la telecamera di sicurezza quando si lascia casa. Le combinazioni che è possibile creare sono davvero infinite, basterà preparare il tutto ed impostare minuziosamente ogni aspetto per risparmiare tempo ed energie preziose e pianificare al meglio la propria vita.

Robot aspirapolvere per pulire la casa

I robot aspirapolvere per pulire la casa negli ultimi anni si stanno diffondendo tantissimo. Come dice il nome si tratta di robot che svolgono autonomamente la funzione di aspirapolvere, facendo da soli tutto il lavoro. Ovviamente in una casa smart che si rispetti sarà necessario integrare questi fantastici elettrodomestici che puliranno casa al posto nostro mentre siamo a lavoro. Sono davvero poche le cose che battono la sensazione di tornare a casa dopo una dura giornata di lavoro e trovare il pavimento perfettamente pulito.

Trasformare la TV in una Smart TV

Non poteva ovviamente mancare all’elenco degli elettrodomestici da trasformare anche la tv. Negli ultimi anni infatti hanno fatto la loro comparsa sul mercato le smart tv che sono perfettamente integrate con i diversi prodotti di streaming online come Netflix o Amazon Prime. Se non possediamo TV Smart niente paura, possiamo trasformare il vecchio televisore full HD in una smart Tv. E’ necessario utilizzare degli accessori. L’unica cosa necessaria è che il vostro televisore abbia una presa HDMI a cui collegare appunto uno dei tanti dispositivi che trasformano un normale tv in uno smart tv.

Edilizia innovativa

La maggiore attenzione rivolta all’impatto ambientale dell’edilizia ha portato allo sviluppo di nuove tecniche costruttive e di materiali innovativi nel campo edile. Il futuro è quello di un’edilizia più rispettosa dell’ambiente e qui vedremo le novità più interessanti.

Costruire un edificio oggi significa dover fare una attenta valutazione dell’impatto ambientale di:

  • Processi di costruzione
  • Edifici durante il ciclo di vita
  • Materiali impiegati nell’edificazione 
  • Eventuali demolizioni

Questo nuovo approccio all’edilizia è dovuto sia a una aumentata sensibilità ai temi della sostenibilità e impatto ambientale, sia a necessità normative sviluppate in tal senso. Gli innovativi sistemi di costruzione garantiscono inoltre, a chi andrà ad abitare l’edificio, un risparmio energetico e un benessere abitativo impareggiabile grazie all’utilizzo di materiali smart e funzionali. 

A fianco delle nuove tecniche costruttive, infatti, l’innovazione sui materiali sta portando benefici anche agli edifici esistenti soggetti a ristrutturazione.

parleremo, quindi, di:

Le tecniche costruttive off-site per l’edilizia del futuro

I sistemi di costruzione che vedremo diffondersi maggiormente nel 2023, sono quelli a cui si fa riferimento con il termine di edilizia off-site. Si tratta di costruzioni modulari la cui lavorazione in cantiere sarà sempre più ridotta a favore di una maggior progettazione e lavorazione in fabbrica. 

La fase di assemblaggio in cantiere non avviene, come nel sistema costruttivo tradizionale a umido, con il ricorso all’acqua o altri materiali di connessione, ma i componenti finiti vengono uniti tramite bulloni o viti. Per questo motivo, vengono chiamati sistemi costruttivi a secco.

Questo comporta:

  • Una riprogettazione dei processi di edificazione, che è già in atto ma che andrà affermandosi nel prossimo futuro con il diffondersi dell’edilizia off-site.
  • Lo sviluppo di nuove tecnologie,come l’automazione, il BIM e la digitalizzazione dei flussi informativi.
  • Lo sviluppo di nuove competenze per chi opera in cantiere.

I vantaggi dell’edilizia a secco off-site

I vantaggi sono molteplici, primo fra tutti la possibilità di standardizzare il processo di costruzione ottimizzando il livello di replicabilità. Questo significa:

  1. Capacità di rispettare i tempi di consegna
  2. Capacità di rispettare il budget
  3. Velocità di esecuzione dei lavori, in quanto si tratta di assemblare a secco componenti già prefabbricati
  4. Manodopera ridotta

Inoltre, un edificio da edilizia off-site significa un edificio già garantito in termini di performance e sicurezza, in quanto i sistemi prefabbricati che lo compongono escono dalla fabbrica con determinate caratteristiche certificate. 

Sistemi costruttivi a secco: quali sono i più innovativi?

Pensando all’immediato futuro, lo sviluppo digitale e tecnologico dell’industria edilizia ha reso possibili i seguenti innovativi sistemi di costruzione:

1. Sistemi costruttivi prefabbricati

Il sistema costruttivo che fa ricorso ai moduli prefabbricati è certamente il più noto e storico sistema di tipo off-site a secco. 

Le novità che riguardano il mondo dell’edilizia prefabbricata stanno nell’utilizzo di materiali ecologici e rispettosi dell’ambiente, come il legno EFC, e nello sviluppo di nuove formule, come i prefabbricati in cemento o quelli ibridi dove convivono armonicamente materiali diversi.

2. Sistemi di costruzione grazie alla stampa 3D

Il sistema costruttivo basato sulla stampa 3D è forse uno dei più futuristici ma già possibile ed attuato per alcuni prototipi edilizi. 

I componenti dell’edificio vengono progettati digitalmente off-site e stampati con una stampante 3D, per poi essere assemblati a secco sul luogo. 

La sostenibilità è garantita dalla scelta dei materiali usati per la mescola della stampante.

3. Sistema Steko 

Il sistema costruttivo Steko replica la parete di mattoni “classica” solo nella forma, in quanto i mattoni sono in legno, generalmente proveniente da foreste gestite in modo sostenibile. 

Questi mattoni vengono uniti a incastro fra loro durante la costruzione, e quindi non vengono utilizzate malte garantendo l’ecocompatibilità dell’edificio. 

Quali sono i materiali innovativi per l’edilizia? 

Il settore edile è in continua evoluzione e, accanto ai nuovi sistemi di costruzione, possiamo trovare materiali di nuova generazione, frutto di ricerca tecnologica, che beneficiano allo stesso tempo le nuove costruzioni e le ristrutturazioni.

Alcuni dei materiali da costruzione più innovativi che stanno trasformando il settore edile includono:

  • Finiture – Pitture e intonaci sono oggi formulati in modo da essere non solo ecologici ma anche capaci di contribuire a ridurre il livello di inquinanti, sanificando l’aria indoor grazie alla fotocatalisi. 
  • Isolanti termici – Il più innovativo materiale isolante è sicuramente l’Aerogel che offre prestazioni migliorate del 40% rispetto ai tradizionali pannelli isolanti. Sono stati, inoltre, sviluppati pannelli in aerogel isolanti ed ecologici a base di cellulosa e fibra di riso. 
  • Pavimenti cinetici – Strade e pavimenti del futuro potranno essere fonte di energia. Questo grazie allo sviluppo di una tecnologia capace di trasformare l’energia cinetica del calpestio e del passaggio dei veicoli in elettricità.
  • Calcestruzzo autorigenerante – Sviluppato negli Stati Uniti, il calcestruzzo autorigenerante è capace di riparare piccole fratture e crepe andando a sigillarle prima che costituiscano un problema per l’integrità dell’edificio. 
  • Vetro – Le superfici vetrate del futuro saranno parte attiva dell’involucro edilizio, capaci di garantire isolamento termico e acustico, controllo solare e tanto ancora grazie all’integrazione con sistemi IoT. 
  • Biomattone – Si tratta di un progetto tutto italiano che ha dato vita a un mattone composto da calce e canapa coltivata in Italia. Il biomattone ha eccellenti capacità isolanti sia termiche sia acustiche, resiste all’umidità e al fuoco ed è l’ideale per case in bioedilizia.

Sistemi innovativi di costruzione: affidarsi agli esperti

Oggi l’edilizia necessità di uno sviluppo verso un nuovo modo di concepire il metodo costruttivo tradizionale, orientandosi a un maggior rispetto dell’ambiente grazie a innovativi sistemi di costruzione, che sappiano sfruttare le potenzialità della digitalizzazione e dei materiali moderni. Questo presuppone anche un nuovo livello di competenze per i professionisti del campo edile e dell’intera filiera delle costruzioni, poiché l’edilizia off-site del futuro sarà concentrata sulla fase di progettazione, mentre la messa in opera sarà rapida e senza improvvisazioni.

I 3 peggiori punti in cui installare una telecamera

Le telecamere per la sicurezza domestica sono molto comode. Una volta installate, infatti, queste possono essere praticamente dimenticate: con il loro instancabile lavoro, saranno così in grado di scoraggiare ladri che hanno potenzialmente preso di mira la tua abitazione.

Fattore fondamentale del loro utilizzo è il posizionamento. Oggi è possibile scegliere dove collocare questi dispositivi con maggiore libertà rispetto al passato.

Collocare la telecamera in modo sbagliato la rende spesso inefficace. Vediamo gli errori da evitare:

Primo errore: posizionarle in luoghi difficili da vedere

Potresti essere tentato di puntare le telecamere nei punti della tua casa che sono difficili da vedere. C’è una ragione che porta a questo ragionamento, se non riesci a vedere un luogo dalle finestre o dalle porte, è possibile che qualcuno cerchi di entrare in casa proprio da quel punto. Secondo i dati raccolti dalla società di vigilanza ADT, la maggior parte dei ladri entra in casa attraverso i percorsi più ovvi e comodi. Più precisamente il 34% dei ladri entra dalla porta principale e il 22% da una finestra del primo piano.

Posizionare una telecamera di sicurezza in un vicolo laterale o sul retro della tua casa potrebbe farti sembrare che sia utile, ma è più probabile che mancherà di inquadrare il ladro che sta entrando in casa.

Secondo errore: Dietro gli ostacoli

Evitare gli ostacoli quando si parla di una telecamere per la sicurezza domestica potrebbe sembrare scontato ma, a conti fatti, non è sempre così. Un piccolo esempio in tal senso? Se la telecamera ha un albero vicino, il vento potrebbe far oscillare i rami andando a ostruire la vista. Non solo: alcune piante tendono a crescere parecchio e, sotto questo punto di vista, potresti essere costretto a spostare la telecamera dopo uno o due anni dalla sua installazione.

Questo principio è valido anche per le fotocamere da interno. Esse inquadrano tutto ciò che desideri quando le porte interne vengono aperte e chiuse? Dovrai anche evitare di posizionare la videocamera in un punto in cui un animale domestico potrebbe toccarla o danneggiarla. Se la metti su uno scaffale, il tuo gatto lo farà cadere? Un cane energico che attraversa la casa potrebbe urtarla con la coda?

Trova un punto che abbia una buona visuale dello spazio che vuoi guardare e che sia anche improbabile che tu, un ospite o il tuo amico a quattro zampe influisca sul suo funzionamento.

Terzo errore: luoghi che violano la privacy

A volte, il problema legato alle telecamere per la sicurezza domestica non è tanto quello che non riescono a riprendere, ma se esagerano con ciò che possono “vedere”.

Violare la riservatezza dei vicini (o altri membri della famiglia), con un posizionamento incauto, è tutt’altro che difficile, per questo motivo, è importante considerare i problemi di privacy relativi al posizionamento. Non posizionare una telecamera di sicurezza in bagno o in camera da letto, visto che le conseguenze potrebbero essere anche legali.

Allo stesso modo, ti consigliamo di considerare dove è puntata la tua fotocamera da esterno. Per la maggior parte dei casi, le telecamere di sicurezza possono catturare spazi pubblici come il marciapiede o la strada che passa davanti a casa tua. Tuttavia, non puoi puntare l’obiettivo verso un luogo privato che non fa parte della tua proprietà.

Come regola generale, assicurati che le tue telecamere di sicurezza siano puntate verso le aree domestiche che ti interessano di più. Vuoi tenere d’occhio chi si sta avvicinando a casa tua ed essere consapevole se qualcuno cerca di entrarci. Questo strumento è lì per fornire un senso di sicurezza e, in alcuni casi, come un vero e proprio deterrente. Assicurati che le tue telecamere non si trovino in luoghi che le renderebbero inefficaci o, peggio, che potrebbero compromettere la tua sicurezza.

Come scegliere il materasso

Scegliere un materasso non deve essere affidato al caso: riposare bene è infatti fondamentale per mantenere un buono stato di salute psicofisica, pertanto è fondamentale dormire su letti, materassi e cuscini comodi sì, ma anche in grado di mantenere a lungo la propria forma e il supporto dato al nostro corpo.

Capire con esattezza quale sia il tipo di materasso più adatto a sé è importante anche per stabilire un budget da dedicare all’acquisto: come vedremo, il prezzo di un materasso cambia di molto a seconda del tipo di modello, dei materiali utilizzati e della qualità generale del prodotto. Vediamo quindi, in questa guida all’acquisto, quali sono le caratteristiche di un materasso che dovremmo valutare ai fini dell’acquisto, così che ognuno possa capire quale materasso scegliere per dormire bene.

1. Composizione

Per composizione intendiamo l’imbottitura o lastra del materasso, da esso dipendono praticamente tutte le caratteristiche del materasso: qualità, prezzo, durezza, comodità e altre che vedremo nel dettaglio. Un materasso può essere realizzato con diversi materiali, non è raro trovare in commercio materassi “ibridi“, in cui la composizione comprende materiali diversi. Vediamo qui di seguito tutte le tipologie di materasso che si possono trovare in commercio.

Materasso a molle

E’ la tipologia più diffusa sul mercato italiano e consiste in una struttura interna fatta, appunto, di molle che rendono il materasso solido, ma elastico. E’ adatta alla maggior parte dei consumatori visto che ha una portanza media o medio-alta in base al modello. Si possono distinguere i materassi a molle tradizionali da quelli a molle insacchettate, dove le molle sono indipendenti tra loro, isolate ognuna in un proprio sacchetto, riducendo il rischio di incastri accidentali tra le molle con conseguenti affossamenti. I materassi a molle insacchettate, inoltre, risultano più ergonomici e sono considerati come l’evoluzione più moderna dei tradizionali a molle. Il numero di molle cambia a seconda dei modelli: più è elevato, più elastico e confortevole risulta il materasso. Entrambe le tipologie (a molle insacchettate e tradizionale) garantiscono una buona traspirabilità a prescindere dall’imbottitura utilizzata, pertanto questi materassi sono adatti anche alle zone dove le stagioni estive siano molto calde.

Materasso in lattice

Il lattice (o latex) è un materiale molto pregiato nella fabbricazione dei materassi. Quello naturale è ricavato dalla pianta del caucciù, ma esiste anche il lattice sintetico, infatti in commercio si trovano molti materassi con composizione mista di lattice artificiale e naturale (il lattice naturale è infatti molto costoso). Le principali particolarità di questo materiale sono l’elevata traspirabilità e rigidezza, in grado di fornire un supporto molto buono alla spina dorsale, allo stesso tempo flessibile ed elastico.
Come detto, la percentuale di lattice naturale presente nel materasso può essere del 100% (in questo caso la lastra è alta almeno 10 cm e il materasso è parecchio pesante) oppure mista con lattice artificiale. Il miglior materasso in lattice è sempre quello in lattice naturale.
Il materasso in lattice può adattarsi benissimo a qualsiasi tipo di persona, ma è consigliato in particolare a chi voglia un materasso a portanza medio-alta o alta.

Materasso in memory foam

Costituisce un’importante innovazione nel mondo dei materassi. In generale, il vantaggio principale è l’indeformabilità che li caratterizza, unita ad una straordinaria flessibilità che rende possibile una distribuzione della pressione del corpo in maniera uniforme e molto confortevole. Uno svantaggio è invece la minore traspirabilità rispetto ad altri tipi di composizione: anche il miglior materasso memory tende a trattenere il calore (il che però rende questi materassi adatti a chi soffra il freddo o ai climi rigidi). Sono tendenzialmente economici, comodi e abbastanza duraturi, motivo per cui sono diventati in breve tempo molto popolari.

Materasso in waterfoam

Chi sta cercando un materasso avrà più volte sicuramente incontrato anche un’altra dicitura, ovvero “waterfoam“. Ma un materasso in waterfoam di che cosa si compone? Questo tipo di schiuma altro non è che poliuretano espanso in acqua: questo materiale è particolarmente versatile perché, a seconda della miscelazione, permette di ottenere lastre dalla rigidità maggiore o minore. Un materasso in waterfoam può dunque avere qualunque grado di durezza. Questo materiale è inoltre molto economico (più della memory foam) e molto traspirante per la grande quantità di alveoli presenti nella schiuma.

Materasso combinato

Questo genere di materasso è parecchio diffuso ed ha una composizione in vari strati di materiali diversi. Ad esempio, è possibile acquistare un materasso costituito da una lastra in memory foam su cui è incollato uno strato di lattice, in modo da approfittare dei vantaggi di entrambi ad un prezzo inferiore ad un materasso in lattice naturale. Oppure, esistono materassi a molle insacchettate sui quali è applicato uno strato in memory foam, così da ottenere un materasso flessibile, traspirante e dalla lunga durata.

Quello che deve risultare chiaro dopo questa carrellata è che non è possibile dire in termini assoluti quale sia il materasso migliore: quello ideale per voi dipende dalle vostre caratteristiche fisiche (altezza e peso), dal vostro stato di salute e anche dalle eventuali allergie di cui soffrite.

2. Rivestimento

Il rivestimento è un fattore da non sottovalutare poiché influenza non solo la qualità del materasso stesso ma anche il suo comfort, la freschezza e l’utilizzo pratico. Un materasso può essere rivestito in diversi materiali o in un tessuto misto di fibre di diversa origine: poliestere, cotone, fibra di bambù e Tencel o Lyocell. Vediamo in breve vantaggi e svantaggi di ognuna di queste fibre.

Poliestere

Data la sua economicità è il materiale più utilizzato nella realizzazione dei rivestimenti per materassi. E’ una fibra interamente sintetica che, per sua natura, non costituisce un ambiente particolarmente favorevole alla proliferazione di muffe. Di contro, però, i tessuti sintetici sono meno traspiranti rispetto a quelli in fibra naturale, pertanto, se non trattati, possono risultare molto appetibili agli acari della polvere. Un materasso rivestito in poliestere tende a dissipare in maniera meno efficiente il calore corporeo, pertanto i produttori che scelgono di adottare questo materiale provano talvolta ad aumentarne la traspirabilità inserendo una maglia di “ventilazione” lungo tutto il perimetro del rivestimento.

Cotone

Il cotone è una delle fibre naturali più popolari ed economiche. Rispetto al poliestere ha l’indubbio vantaggio di essere notevolmente più traspirante, rimanendo dunque fresco a contatto con il corpo. Gli svantaggi sono invece il costo maggiore e una maggiore vulnerabilità alle muffe, un aspetto di particolare rilievo per chi è particolarmente soggetto a infezioni polmonari.

Bambù

Negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa anche la fibra di bambù: si tratta di un materiale relativamente economico che unisce i vantaggi offerti dal cotone (traspirabilità) a quelli del poliestere (maggiore igiene). Questo si deve alle naturali proprietà antibatteriche proprie della pianta di bambù: i tessuti realizzati in questa fibra sono più resistenti alla formazione di muffe e in generale mantengono un maggiore livello di igiene rispetto al cotone.

Tencel o Lyocell

Anche questa fibra di recente introduzione è di derivazione naturale, infatti è ricavata dalla cellulosa principalmente di eucalipto, betulla e quercia. Il tessuto assomiglia al tatto alla viscosa e risulta, come le altre fibre naturali, molto traspirante. Ha in più un’elevata capacità di assorbenza, pertanto non costituisce terreno fertile per gli acari, che apprezzano gli ambienti umidi. Come il bambù, questo tessuto ha naturali proprietà antibatteriche. Due dettagli graditi ai più attenti all’ambiente: il Tencel è completamente biodegradabile e si avvale di un processo produttivo a basso impatto ambientale.

Certificazione Oeko-Tex

Nella lavorazione tessile è possibile che vengano utilizzate sostanze potenzialmente tossiche per l’organismo umano. Anche se la maggioranza di queste sostanze viene eliminata prima della commercializzazione, solo i tessuti che hanno la certificazione Oeko-Tex Standard 100 garantiscono la totale assenza di sostanze pericolose nel prodotto finito.

Raccomandiamo un materasso con rivestimento certificato Oeko-Tex in particolare a chi soffre di allergie e sfoghi cutanei e a chi sta acquistando un materasso per i propri figli o su cui debbano riposare occasionalmente anche i bimbi più piccoli.

Altre caratteristiche

Oltre a considerare il materiale in cui la fodera è realizzata, considerate almeno altre due caratteristiche: se sia sfoderabile e se e quante maniglie sono presenti ai lati per trasportare, ruotare e girare il materasso (talvolta ce ne solo solo due, più spesso quattro, due per lato).

3. Misure

Le misure standard variano leggermente da Paese a Paese dell’Unione: ecco le dimensioni standard dei materassi in Italia.

  • Singolo: questo è il materasso adatto ad una persona e ha delle misure di 80/90 cm di larghezza per 190/200 cm di lunghezza. Questo materasso è anche detto “a una piazza”;
  • Matrimoniale: noto anche come materasso a due piazze, è pensato per accogliere due persone, con una larghezza di 160/170 cm e una lunghezza di 190/200 cm;
  • Una piazza e mezza: per stare un po’ più comodi quando si è da soli (o stretti in due!), questo materasso è un po’ più grande di uno singolo e prevede 120 cm di larghezza e circa 190/200 di lunghezza;
  • Alla francese: è un formato “speciale” che prevede 140 cm di larghezza e sempre 190/200 di lunghezza; è una variante meno diffusa;
  • Materassi su misura: per chi avesse particolari esigenze è anche possibile farsi produrre un materasso con le dimensioni desiderate, ovviamente con un sovrapprezzo rispetto alle misure standard.

In generale è importante considerare che le dimensioni devono adattarsi perfettamente alla rete, senza essere né più piccole, né più grandi.

Altezza

L’altezza del materasso è un parametro importante da considerare: se il materasso è troppo sottile, infatti, non può avere una struttura adeguata a garantire un sonno confortevole. In genere i materassi con un’altezza compresa tra i 23 e i 30 cm sono i migliori. In base al peso di chi ci deve dormire e alla composizione del materasso stesso, bisogna assicurarsi che l’altezza sia adeguata e che consenta di sorreggere correttamente il corpo senza deformarsi con l’usura. In linea generale, se un materasso molto alto non crea particolari problemi o disagi nell’utilizzo, uno troppo sottile può invece risultare scomodo e poco salutare, causando più facilmente dolori muscolari, cervicali e articolari (soprattutto se è il materasso su cui si dorme quotidianamente).

4. Ergonomia e durezza

Il fattore ergonomia e durezza si riferisce alla consistenza di un materasso, ovvero a quanto morbido o rigido esso sia. Da questo dipendono la postura che si assume mentre si dorme e dunque la qualità stessa del riposo. Quando si dorme, infatti, la muscolatura si rilassa e non è in grado di sorreggere la spina dorsale, che infatti si rilassa anch’essa, curvandosi. Il giusto materasso deve quindi sostenere il corpo nella sua interezza con il dovuto grado di rigidità: un materasso eccessivamente duro può “comprimere” troppo i tessuti e non accompagnare adeguatamente la curva della colonna vertebrale mentre, al contrario, una consistenza troppo morbida in cui si “affonda” può provocare problemi posturali e muscolari. L’ergonomia e la durezza dipendono da molti elementi, quali la composizione, i materiali utilizzati ed altri accorgimenti strutturali che rendono un modello più duro o più morbido. Non esiste una regola generale per decretare quale grado di durezza sia il migliore, perché questo dipende dalla struttura fisica di chi ci deve dormire (intesa come misure del corpo, ma anche come presenza di particolari patologie ossee o muscolari) e dalla rete associata al materasso. Di seguito spieghiamo i vari aspetti che contribuiscono a determinare il grado di durezza di un materasso.

Portanza

Con il termine portanza ci si riferisce al grado di resistenza che il materasso oppone ad un carico, vale a dire quanto il materasso “cede” sotto il peso del corpo che vi si adagia o quanto, al contrario, lo sostenga. Ricordiamo che anche la rete contribuisce al risultato finale. Un buon materasso, se associato alla rete sbagliata, perde buona parte delle sue proprietà positive: per questo, più è morbido il materasso, più rigida deve essere la rete abbinata e viceversa.

In base al grado di portanza, i materassi vengono classificati in;

  • Materasso rigido, portanza alta, classe H3: persone oltre gli 80 kg. Questo grado di portanza diventa obbligatorio quando si superano i 100 kg di peso;
  • Materasso semirigido, portanza media, classe H2: persone tra i 60 e gli 80 kg o con leggeri problemi articolari, cervicali o muscolari;
  • Materasso morbido, portanza bassa, classe H1: persone fino a 60 kg o senza problemi muscolo-scheletrici.
Zone differenziate

I materassi a zone differenziate prevedono diversi gradi di rigidità in base alla zona del corpo: a seconda del peso della parte del corpo, il materasso offre un diverso grado di supporto, così da garantire un sostegno corretto alla colonna vertebrale. Il numero di zone può variare: normalmente ve ne sono 7, ma si può salire anche a 9 o 11.  Quante più zone ci sono, tanto più sofisticato e preciso è il supporto offerto dal materasso (comportando ovviamente anche un prezzo finale più elevato). Questo materasso è particolarmente indicato per chi ha problemi muscolari, cervicali o dolori alla schiena, infatti i materassi ortopedici (dispositivi medici di classe I) hanno tutti zone di portanza differenziate.

Le domande più frequenti sul materasso

Quanto costa un materasso?

Il prezzo di un materasso può variare da circa 100 a migliaia di Euro, un materasso costoso ha una composizione sofisticata, longeva e adatta a prevenire e migliorare tanti dolori muscolari e articolari, offrendo un generale benessere del sonno che, ovviamente, i modelli che costano molto meno non possono assicurare. Il nostro consiglio è quello di evitare i modelli troppo economici, soprattutto se dovete scegliere il materasso su cui dormire quotidianamente: bisogna ricordare che con i materassi più alto è l’investimento iniziale, migliore è la qualità del prodotto, che più lentamente si deformarmerà o danneggerà con l’usura.

Dove comprare il materasso?

Per l’acquisto di un nuovo materasso abbiamo a disposizione svariati canali. Dai negozi specializzati in materassi, siano essi monomarca o multimarca: qui avremo modo di provare svariati modelli e farci consigliare da personale esperto. Negozi di mobili. Vi sono poi i canali virtuali (internet), alcune marche addirittura commercializzano i propri materassi esclusivamente attraverso negozi virtuali, una scelta solitamente accompagnata da politiche di reso e rimborso piuttosto vantaggiose per l’acquirente.

Quale materasso per il mal di schiena?

Il mal di schiena può avere davvero tante origini, pertanto chi soffrisse di mal di schiena cronico dovrebbe chiedere consiglio in primo luogo al proprio medico curante, che saprà suggerire un tipo di materasso adatto ad alleviare il problema. Solitamente vengono raccomandati i materassi cosiddetti “ortopedici“, a zone dalla diversa portanza e realizzati perlopiù in lattice e/o memory foam.

Quale materasso per una rete a molle?

La regola generale per abbinare materassi e reti è quella della compensazione: materassi duri richiedono reti flessibili, mentre materassi morbidi richiedono reti dure.

Quale materasso per una rete in doghe?

Vale la stessa regola della compensazione di cui sopra: rete più rigida per materassi morbidi, più flessibile per materassi più rigidi.

Come pulire il materasso?

Con il tempo, il materasso può macchiarsi: sia che dobbiate fare i conti con i classici aloni giallastri lasciati dal sudore, sia che vi siate accorti che sul vostro materasso si è formata la muffa, i vostri alleati per una pulizia profonda sono:

  • L’aspirapolvere;
  • Il bicarbonato di sodio;
  • La candeggina;
  • Un pulitore a vapore.

Oltre naturalmente alla lavatrice o alla lavanderia per la pulizia del rivestimento esterno.

Quanto dura un materasso?

La durata della vita di un materasso dipende sì dai materiali che lo compongono, ma non esattamente nel senso che vi siano materiali più o meno durevoli (sebbene leggere differenze vi siano): fintanto che i materiali sono di buona qualità, e se non trascuriamo la manutenzione del materasso, questo durerà molto a lungo, indipendentemente dai materiali compositivi.
La vita di un materasso arriva però al massimo a 10 anni, soglia oltre la quale, anche avendone avuto ottima cura, le molle perdono elasticità, i polimeri del lattice si disgregano, la schiuma si deforma ecc.

Dove buttare il materasso?

Il materasso vecchio costituisce un rifiuto ingombrante “straordinario”, cioè diverso dall’immondizia “regolare” che ogni casa produce quotidianamente e che viene raccolta con il servizio organizzato da ciascun comune. Dove si butta allora il materasso? Diciamo subito che abbandonarlo in campagna o a bordo strada non è assolutamente vietato! Le opzioni sono diverse:

  • Raccolta gratuita: alcuni comuni organizzano un servizio di raccolta gratuita dei rifiuti ingombranti. Se questo è attivo nel vostro comune di residenza, potrete concordare un appuntamento per il prelievo del materasso;
  • Conferimento in isola ecologica: i rifiuti ingombranti possono essere portati in una cosiddetta “isola ecologica”. Queste sono disponibili in quasi tutti i centri urbani, anche di dimensioni medie o medio-piccole. Il conferimento è gratuito;
  • Donazione: se il materasso vecchio fosse ancora in condizioni accettabili, buttarlo sarebbe uno spreco. Consigliamo di contattare associazioni benefiche che possano trarne vantaggio, quali case protette, dormitori pubblici ecc.
Tendenze casa 2023

Abbiamo chiesto agli esperti di Interior Designer quali saranno le tendenze del 2023. Ecco cosa ci hanno risposto. Prendine nota, se hai intenzione di fare (o rifare) casa.

La carta da parati scenografica

Cresce la voglia di decorazione conseguente al lockdown 2020: il tanto tempo passato in casa ha fatto emergere il desiderio di avere ambienti “a prova di noia”, dove ogni sguardo crea un’emozione.

Così oggi chi crea o ristruttura casa vuole degli spazi ricchi di personalità. Ecco allora spiegata la tendenza delle carte da parati fortemente decorative, con un fiorire (è proprio il caso di dirlo) di giungle, foglie, fiori, alberi, paesaggi, forme geometriche, motivi decorativi ripresi dal barocco o dal classicismo.

Come inserire una carta da parati scenografica nel progetto di casa?

Non serve ricoprire tutte le pareti di tutte le stanze; basta anche una sola parete strategica per creare un fortissimo effetto visivo, che diventa protagonista dell’intero ambiente.

Naturalmente, con una carta da parati così importante, è bene non calcare la mano con ulteriori giochi visivi intensi, che causerebbero l’effetto “troppo pieno”, meglio andare sul leggero con arredi minimali che fanno da contrasto con la presenza scenografica della parete.

I colori

Come siamo messi? Resiste l’immancabile blu in tutte le sue gradazioni, inevitabile il bianco quando si parla di cucina, così come il grigio nel soggiorno e il beige nella zona notte. Ma ci sono alcuni colori che nel 2023 guarderanno tutti dall’alto in basso: verde, tortora e viola. Vediamoli uno per uno.

Torna il verde

Per troppo tempo abbiamo sottovalutato il verde e le sue proprietà rilassanti, che ti fanno sentire immediatamente a casa. Finalmente se ne sono accorti gli interior designer e i creativi dell’arredamento, così il 2023 sarà l’anno del verde. A seconda delle sue gradazioni, spaziamo dall’intensità del verde pisello (da usare col contagocce, magari come dettaglio dei cuscini di un divano) all’eleganza del verde smeraldo (che diventa sontuosa su un tessuto materico, ad esempio sulle sedie o la testiera di un letto) fino alle tonalità più morbide e delicate, che diventano un vero invito alla calma, al godersi la casa.

Con queste sfumature più chiare si può giocare a piacimento, accostando più elementi anche di varie tipologie di verde, dagli arredi alle pareti ai tappeti agli accessori. Il risultato sarà sempre una casa che ti dice al primo sguardo “è bello e rilassante stare qui”.

Tortora su tutto

Pensa a un colore elegante, e ti viene in mente il grigio. Pensa a un grigio moderno, e ti viene in mente il tortora. È una via di mezzo fra grigio e marrone, praticamente un beige 2.0 che funziona come una tonalità neutra, perfetta per fare da sfondo o per essere il colore dominante dell’ambiente.

Per questo è un colore cult dell’arredamento contemporaneo, e nel 2023 lo vedrai praticamente ovunque.

Regola d’oro: il tortora va sempre abbinato con qualcosa in grado di staccare, per evitare l’effetto di appiattimento cromatico.

Con cosa si adatta?

Con il bianco, il grigio scuro, il nero, l’azzurro, il crema, ma soprattutto con il legno, con cui crea un insieme ricco di calore e di eleganza

… il viola

Sarà la tendenza più glamour dell’arredamento 2023. Chic, romantico, sensuale, raffinatissimo: un colore così ricco di personalità risulta impegnativo da usare come tonalità unica in un ambiente, infatti è preferibile scegliere un solo elemento viola che diventi protagonista della stanza, ad esempio il divano, il letto, la parete. In questo caso, tutto il resto deve essere più sobrio e sfumato.

Se adori il viola al punto che vuoi tutta una stanza di questo colore, allora conviene puntare sulle sue tonalità più delicate, ad esempio nelle varianti che virano verso il rosa o il lilla.

La madia

Era una presenza fissa nelle case di una volta: prima in cucina per fare la pasta, poi a poco a poco si era nobilitata spostandosi nel salotto buono dei nonni. Dopo un periodo di colpevole oblio, da qualche tempo sta facendo il suo ritorno, dapprima con apparizioni timide come complemento della zona giorno, ora come elemento d’arredo utilizzabile ovunque.

La puoi collocare nel living, in omaggio alla sua funzione originaria di mobile da cucina, ma anche in un soggiorno separato dalla cucina, e qui riemerge l’uso che se ne faceva negli anni ’50-’60, quando era delegata a contenere i piatti del “servizio buono”.

È perfetta in ingresso o in un corridoio, come mobile svuotatasche e come contenitore extra, ad esempio per i documenti di casa. Ha il suo perché anche in camera da letto, in questo caso diventa una citazione quasi ironica delle pettineuse dei secoli scorsi.

Perché anche nell’arredamento, come nella moda, a volte le novità più belle nascono dal guardare indietro e reinterpretare con occhio contemporaneo i grandi classici.

Cosa seminare ad Aprile

Ad Aprile le temperature generalmente iniziano a essere calde e temperate, diminuisce il rischio di gelate tardive e anche le coltivazioni che temono il freddo possono finalmente essere piantate direttamente in pieno campo in gran parte d’Italia. Per questo motivo è grandissima la varietà di ortaggi che possiamo seminare in campo.

Con l’aumentare della temperatura esterna, in particolare le minime notturne, possiamo cominciare a seminare a pieno regime direttamente nell’orto. Si possono anche fare dei semenzai all’aperto, utili per evitare di dover irrigare grandi superfici e di dissipare spazio nell’orto.

Aprile è anche un mese ricco di trapianti: se avete preparato le piantine in vasetto o se le comprate in un vivaio adesso è il momento ideale per trapiantarle nell’orto.

Quali coltivazioni si seminano ad aprile

Nel mese di aprile sono molti gli ortaggi che possiamo seminare direttamente in pieno campo, vanno seminate ora barbabietole, carote, carciofi, cardi, cicorie, fagioli nani e rampicanti, fagiolini, cipolle, rape, rapanelli, spinaci, valeriana, lattughe, fragole, zucche, zucchine, pomodori, peperoni, melanzane. Si impiantano in questo mese anche bulbilli di cipolle e patate, mentre se desiderate piantare erbe aromatiche aprile è il mese giusto per il basilico ed il prezzemolo. Ad aprile possiamo già trapiantare anche piantine di cavoli, porri, cipolle e le radici degli asparagi, se la temperatura si scalda un po’ si mettono anche peperoni, pomodori, e melanzane.

Ovviamente bisogna ricordare che le indicazioni sono puramente indicative, perchè dipende dalle condizioni climatiche dell’anno specifico, da quelle della zona in cui avete l’orto, dall’esposizione e dalla posizione dell’orto stesso. L’elenco di ortaggi presentato può essere comunque un utile riferimento per capire cosa potete seminare in aprile…alla prossima!

I migliori wallbox 2023

guida all’acquisto:

Se anche tu hai deciso di acquistare o noleggiare una macchina elettrica, installare una Wall Box domestica potrebbe rivelarsi una soluzione davvero pratica, effettuare la ricarica dell’auto elettrica a casa, infatti, sta facendo crescere notevolmente la popolarità di questo dispositivo.

Questi sono i migliori wall box del momento:

  • Wallbox Pulsar caricatore per auto elettriche – Fino a 7,4 kW
  • E-Corner Wall-Box Stazione di ricarica – 7.4 kW 32A
  • Wall Box HEIDELBERG – Max 11 kW
  • Green Cell® GC EV PowerBox Stazione di Ricarica Wallbox – 22kW/11kW/7,2kW
  • Scame – 204.WB11E-T2DY Wall Box – 3,7 kW
  • Wall Box BC EV 230 V 32 a 7.5 KW
  • Wallbox Caricabatterie Commander 2 per Veicoli
  • easyWallbox – 2,3 kW o 7,4 kW

Wallbox Pulsar caricatore per auto elettriche – Fino a 7,4 kW

La stazione di ricarica per auto elettriche Wallbox Pulsar è un dispositivo smart a un prezzo davvero competitivo, con il miglior rapporto qualità prezzo, è una delle più compatte in assoluto, con un lato di soli 16 centimetri e il peso di 1 kg; il suo utilizzo è particolarmente semplice e intuitivo, grazie alla luce LED che indica lo stato di carica con degli specifici colori. E’ compatibile con ogni tipo di installazione domestica e con tutte le auto elettriche o ibride con connettore di Tipo 2. Il cavo è integrato e misura 5 m, ovvero quanto basta per poter collegare agevolmente la batteria senza avere a che fare con cavi ingombranti e pesanti.

La potenza massima di carica raggiunge i 7,4 kW in monofase e ben 22 kW in trifase. La corrente può essere configurata da un minimo di 6A fino a un massimo di 32A.

Wallbox Pulsar può essere controllata tramite l’App myWallbox, che consente fra l’altro di programmare le ricariche nelle fasce orarie più convenienti. L’App prevede 3 diversi piani di abbonamento, Basic, Standard e Business, il primo gratuito, gli altri due al costo mensile di 4,50€ e 6,50€ e dedicati agli usi pubblici e commerciali; l’App è tra l’altro compatibile anche con i vari modelli di smartwatch, e può lavorare in sinergia con dei pannelli fotovoltaici.

La Wallbox Pulsar è infine un dispositivo IP54 e IK08, ovvero installabile anche all’esterno grazie alla sua resistenza ad acqua e polvere.

E-Corner Wall-Box Stazione di ricarica – 7.4 kW 32A

Il brand E-Corner è una realtà totalmente italiana che negli ultimi anni ha vissuto una forte espansione nel mercato della ricarica auto elettriche, bici elettriche e monopattini elettrici. L’azienda realizza le sue stazioni di ricarica esclusivamente in Italia e quindi offre prodotti del tutto in linea con le severe normative italiane, quali ad esempio 64-8 e 61-851.

Fra i pregi di questo performante sistema di ricarica vi sono infatti proprio la sicurezza e l’affidabilità, attuate grazie a sistemi quali ad esempio uno shutter copri contatti e un magnetotermico differenziale di Tipo B; è compatibile con tutti i veicoli elettrici con presa di ricarica Tipo 2 e ha una potenza massima in monofase di 7,4 kW, che può essere regolata a partire da 1,25 kW in base alle esigenze. La corrente può raggiungere un massimo di 32A.

L’interfaccia di gestione di E-Corner Wall-Box è davvero semplice e permette di regolare la potenza erogata con la sola pressione di un tasto. In alternativa è possibile controllare il dispositivo tramite la E-Corner App, che consente di usufruire da remoto di varie opzioni, fra le quali la programmazione della ricarica nelle fasce notturne.

Come accessorio opzionale, è disponibile anche un supporto da muro con staffa, che consente di riavvolgere ordinatamente il cavo anziché lasciarlo a terra, con un comodo porta presa laterale che protegge i contatti del cavo tramite un sistema di chiusura ermetica.

Wall Box HEIDELBERG – Max 11 kW

Fra le migliori proposte Made in Germany disponibili sul mercato. Ha infatti buone prestazioni, dimensioni compatte e un design originale e moderno. Si dimostra un sistema ad alte prestazioni dall’uso intuitivo e i tempi di ricarica sono rapidi. Prevede una regolazione della potenza di ricarica a partire da 2,1 kW fino a un massimo di 11 kW ed è compatibile con tutte le auto elettriche e ibride con presa di ricarica di Tipo 2 conforme a IEC 62196-2, il suo cavo di ricarica in dotazione ha una classica lunghezza di 5 m. Uno dei pregi è il rilevamento integrato della corrente di guasto, che consente di ridurre al minimo i costi di installazione, dispone inoltre di una modalità di stand-by, per risparmiare corrente quando il dispositivo non viene utilizzato.

Nell’acquisto di una Wall Box HEIDELBERG è bene prestare attenzione all’omologatura; il dispositivo deve riportare la dicitura Europa, che lo rende adatto anche per l’Italia.Questa affidabile Wall Box può essere tranquillamente installata sia in garage che all’aperto, grazie al solido e resistente alloggiamento metallico e alla classe di protezione, che le consentono di resistere anche alle condizioni meteo più avverse.

Green Cell® GC EV PowerBox Stazione di Ricarica Wallbox – 22kW/11kW/7,2kW

Il Wall Box Green Cell è il modello ideale per gli utenti più esigenti che desiderano una stazione di ricarica per auto elettriche all’avanguardia, a un prezzo vantaggioso.

Una chicca di questo dispositivo è lo schermo LCD, che consente la gestione di tutti i parametri in modo semplice e intuitivo; fra questi, le prestazioni della corrente, la temperatura, il tempo di ricarica e la capacità. Nella parte sottostante è collocato un LED che indica lo stato di funzionamento del caricatore.

Questa Wall Box ha poi prestazioni particolarmente elevate; consente infatti di ricaricare fino a un massimo di 22 kW, il valore più alto possibile per la ricarica di auto elettriche. Ciò consente un notevole risparmio in termini di tempo.

Ha un design piacevole e minimalista e una struttura particolarmente robusta e durevole, Il cavo di ricarica è integrato e ha una lunghezza di 6 m; è compatibile con tutti i connettori di Tipo 2, il kit include inoltre un set completo di viti e perni per il montaggio e una staffa per riporre il cavo a parete. Dal punto di vista della sicurezza, questa Wall Box domestica è molto valida, grazie alla sua avanzata elettronica che consente un costante monitoraggio dei parametri di ricarica dell’auto elettrica e al robusto alloggiamento in alluminio impermeabile IP66. Il dispositivo è inoltre in grado di eseguire una diagnosi automatica rilevando eventuali irregolarità di rete e può essere utilizzato davvero in tutte le condizioni atmosferiche, da – 40° C fino a 55°

Scame – 204.WB11E-T2DY Wall Box – 3,7 kW

Questa Wall Box è un prodotto Made in Italy, realizzato dalla Scame, specializzata nella produzione di sistemi per impianti elettrici in ambito sia civile, che terziario e industriale, pioniera nel campo delle stazioni di ricarica per macchine elettriche, per le quali rappresenta un vero punto di riferimento, è dotata di un pratico display LCD per tenere sotto controllo i consumi ed è molto adatta alle aree esterne.

La stazione di ricarica può raggiungere una potenza di 3,7 kW ed è compatibile con i veicoli con prese di Tipo 2. Standard di sicurezza elevati, grazie alla presenza di uno shutter di sicurezza conforme alla normativa IEC/EN 62196-2. Fra le sue funzioni smart particolarmente apprezzabile è quella di Power Management, che consente di modulare la corrente da utilizzare per la ricarica dell’auto elettrica sulla base dei consumi in corso nell’abitazione. In questo modo l’erogazione di corrente elettrica si adatta a quella degli elettrodomestici in funzione, per evitare che il contatore possa scattare con conseguenti blackout; Elimina quindi la necessità di ricorrere a un aumento della potenza della fornitura elettrica prevista da contratto per l’abitazione; ha un’elevata resistenza ai raggi UVA, alla polvere e all’acqua, in conformità con lo standard IP54. Anche in questo caso chi non disponesse di un garage o di un posto auto coperto potrebbe installarla senza temere di incorrere in malfunzionamenti e guasti.

Wall Box BC EV 230 V 32 a 7.5 KW

Questa Wall Box a buon prezzo ha una potenza massima di carica che raggiunge i 7,4 kW in monofase e una corrente in uscita che può essere configurata fino a un massimo di 32A.

È caratterizzata da un design piacevole e moderno con un ingombro di 30 x 20 x 8 cm, un display LCD per il controllo delle funzioni e un LED che dà un’indicazione molto intuitiva delle condizioni di funzionamento; la confezione include due cavi di ricarica integrati, compatibili con vetture elettriche e ibride. La Wall Box è dotata inoltre di tutte le tipologie di misure di protezione, ovvero una protezione da sovracorrente, una protezione da cortocircuito, una protezione da sovratensione e da Lightning.

È adatta anche in questo all’installazione in ambienti esterni; essendo conforme agli standard SAE J1772 e IEC 62196 – 2; presenta una buona resistenza agli agenti atmosferici. In linea generale offre buone prestazioni e un interessante rapporto qualità prezzo.

Wallbox Caricabatterie Commander 2 per Veicoli

Un dispositivo molto avanzato e compatto è il Commander 2 proposto dall’azienda Wallbox. Con soli 11.5 x 22.1 x 15.2 cm, questa Wall Box è un concentrato di potenza e tecnologia.

La sua capacità di ricarica può infatti essere regolata fino al massimo livello, 22 kW, e questa piccola e funzionale stazione di ricarica dispone di uno schermo touchscreen da 7 pollici che consente di controllare e programmare ogni ricarica nelle fasce orarie più vantaggiose; è inoltre possibile visualizzare tutte le statistiche in tempo reale e gestire molte altre opzioni utili.

Commander 2 è anche dotato di connettività Bluetooth, Ethernet, 4G e Wi-Fi e include un lettore schede RFID. Uno degli aspetti che ne facilitano la gestione è poi il fatto che più utenti abbiano la possibilità di accedervi, servendosi di una password, di una scherda RFID o dell’app myWallbox.

Proprio l’app è un altro punto di forza di questo dispositivo; consente in modo davvero semplice e funzionale di controllare anche più utenti e caricatori, di accedere alle varie soluzioni dedicate per la gestione dell’energia, di utilizzare il sistema di pagamento integrato e varie altre funzioni utili.

Grazie alla funzione Power Boost è possibile utilizzare il pieno potenziale della stazione di ricarica senza correre il rischio di blackout o costi inaspettati in bolletta; è infatti possibile misurare in tempo reale i consumi energetici e regolare la ricarica in modo adeguato alla capacità della rete elettrica. E’compatibile con tutte le auto elettriche ed ibride plug-in con connettore Tipo 2, ma è disponibile anche con una varietà di cavi che ne consentono non solo l’utilizzo domestico, ma anche in parcheggi pubblici.

Anche questo dispositivo dispone della certificazione di protezione IP54, che lo rende resistenze ad acqua e polvere e quindi adatto agli esterni. Il prezzo è piuttosto importante, ma l’investimento in termini di prestazioni e funzionalità vale sicuramente la spesa.

easyWallbox – 2,3 kW o 7,4 kW

Per chi è alla ricerca di una soluzione particolarmente easy, come il nome stesso, la stazione di ricarica easyWallbox potrebbe essere la scelta ideale.

Una particolarità di questa Wall Box consiste infatti nella possibilità di essere utilizzata anche senza alcuna installazione, semplicemente collegandola a una qualunque presa Schuko e iniziando a caricare l’auto elettrica o ibrida. In questa modalità il dispositivo è in grado di erogare una potenza massima di 2,3 kW, ma in alternativa è possibile optare per un’installazione da parte di un tecnico specializzato e incrementare così la potenza fino a 7,4 kW in monofase, con una corrente massima di 32A.

Optando quindi per la prima possibilità, al suo prezzo abbastanza conveniente non occorrerà aggiungere alcun costo per la manodopera di installazione.

Questa proposta arriva dal giovane brand Free2Move eSolutions, che nasce nel 2021 con l’intento di semplificare la transizione alla mobilità elettrica con soluzioni pratiche dedicate sia a privati che aziende.

È dotata di un cavo integrato da 3 metri con connettore di Tipo 2 e di un sensore adibito al controllo automatico della potenza della ricarica; grazie a quest’ultimo il dispositivo è in grado di modulare in modo automatico la quantità di corrente impiegata per la ricarica tenendo conto dei consumi domestici. Di conseguenza, quando vengono utilizzati elettrodomestici o altri dispositivi elettronici la potenza verrà regolata in modo da non incorrere in salti di corrente. Il sensore necessità però dell’intervento di un tecnico installatore qualificato, che si occupi della sua corretta predisposizione e del suo collegamento.

Il sistema è dotato anche di connettività Bluetooth, che consente di controllare e monitorare ogni sessione di ricarica utilizzando la semplice app Free2Charge. Una volta scaricata e associata alla Wall Box, l’app si occupa infatti di monitorare prestazioni e consumi; consente anche di programmare una partenza ritardata rispetto alla connessione dell’auto elettrica, in modo che il veicolo cominci a ricaricarsi nelle fasce orarie più convenienti in termini di risparmio economico in bolletta.

Questa soluzione è ideale per chi fosse alla ricerca di un sistema semplice ma dalle buone prestazioni.

Wall Box: cos’è, a cosa serve e come funziona

Una Wall Box è un sistema di ricarica per vetture elettriche concepito per l’appunto per ricaricare le batterie per auto elettriche nella propria abitazione. Come il nome stesso lascia intuire, questi dispositivi vengono installati a parete e sono quindi molto più pratici e compatti rispetto alle classiche colonnine elettriche.

Installando una Wall Box è possibile convertire una qualunque presa elettrica in una centrale di ricarica per auto elettriche, ricalibrando la potenza in modo da renderla adeguata per la ricarica della batteria della macchina elettrica. Questo dispositivo consente comunque anche la ricarica di altri veicoli a emissioni zero, come bici elettriche e monopattini elettrici.

Una Wall Box domestica viene generalmente installata in garage o su una parete in prossimità del posto auto. Rispetta dei rigorosi parametri di sicurezza, che vengono stabiliti sulla base delle normative CEI EN 61851-1. La legislazione italiana prevede ad esempio l’utilizzo di prese normate fino a 16A con collegamento a corrente alternata dell’auto elettrica, e le Wall Box devono rispettare questo requisito.

Il sistema smart delle Wall Box è dotato di funzioni di controllo che impediscono che l’impianto elettrico si sovraccarichi, regolando correttamente sia la potenza dell’impianto dell’abitazione che dell’auto elettrica da ricaricare.

Esistono diverse tipologie di Wall Box, progettate per funzionare con impianti monofase e trifase, in modo da adattarsi a qualunque categoria di sistema elettrico domestico. In ogni caso, il suo utilizzo è davvero semplice; è sufficiente infatti servirsi del cavo in dotazione per collegare e ricaricare la batteria dell’auto elettrica.

Grazie all’utilizzo di questo dispositivo, è possibile eseguire la ricarica dell’auto elettrica a casa molto più rapidamente che utilizzando una normale presa di corrente. Un altro vantaggio significativo che deriva dall’installazione di una Wall Box è non solo l’evidente comodità, ma anche il risparmio in termini economici sulla bolletta, in quanto avere un sistema di ricarica per auto elettrica sempre disponibile consente di programmare le ricariche nelle migliori fasce orarie per ottimizzare i consumi. In aggiunta a tutto questo, sono previsti bonus fiscali e detrazioni piuttosto importanti per chi decide di installare stazioni di ricarica per auto elettriche Wall Box.

Come si sceglie una buona wallbox?

Potenza e tempi di ricarica

I tempi di ricarica di un’auto elettrica con una Wall Box sono legati sia alla potenza del dispositivo stesso che a quella della batteria dell’auto.

Le Wall Box disponibili sul mercato hanno differenti potenze, fissate a 3,7kW, 7,4kW e 22kW. Le prime due tipologie sono adatte agli impianti in monofase, mentre la versione da 22kW per le configurazioni trifase.

Per scegliere fra le migliori Wall Box il modello più adatto alla propria auto e ottimizzare quindi i tempi di ricarica, occorre quindi prestare attenzione alla potenza massima alla quale la vettura può essere ricaricata. Ciascun veicolo elettrico ha infatti un diverso sistema per la regolazione dell’assorbimento dell’energia elettrica, con lo scopo di preservare le batterie ed evitare surriscaldamenti.

Di conseguenza la scelta giusta non è necessariamente acquistare la Wall Box più potente, ma la più adatta all’auto; con un caricatore dell’auto potente, poi, la stazione di ricarica avrà la possibilità di sfruttare appieno le sue potenzialità.

È bene inoltre verificare anche la potenza della propria rete elettrica domestica. Questa informazione può essere estrapolata dal contratto elettrico; nel caso ad esempio quest’ultimo preveda l’erogazione di una potenza massima di 4,5 kW, la soluzione ideale potrebbe essere una Wall Box da 3,7 kW, da utilizzare durante la notte per la ricarica, non in contemporanea con elettrodomestici o altri dispositivi elettronici. Altrimenti si potrebbe valutare un possibile incremento di potenza del contatore.

Per quanto riguarda in generale i tempi di ricarica, è bene tenere conto del fatto che la batteria delle auto elettriche ha un assorbimento non omogeneo, che rallenta al raggiungimento dell’80% di carica. Potrebbe quindi essere utile mantenere il livello di carica sempre entro l’80% per ridurre le tempistiche.

In linea generale, una Wall Box da 3kW impiega all’incirca da 8 a 10 ore per raggiungere una carica dell’80%, mentre i tempi di ricarica si riducono sensibilmente con una stazione da 6kW, che necessita solo di 4 ore.

Sono quindi disponibili diversi modelli di Wall Box adatti a tutte le tipologie di sistema elettrico. Fra questi, alcuni offrono anche la funzione Dual, che permette di ricaricare due veicoli allo stesso tempo; molti dispongono di varie utili funzioni smart, che consentono ad esempio di tenere sotto controllo le prestazioni dell’impianto elettrico e lo stato della ricarica.

Tipologia di connettori

Per servirsi di una stazione di ricarica per auto elettrica, è fondamentale dotarsi dei giusti connettori; la presa elettrica della Wall Box deve in pratica corrispondere a quella del veicolo, il che richiede un cavo con le corrette spine elettriche alle sue estremità.

Le spine elettriche si suddividono in quattro tipologie, delle quali due per corrente alternata (CA), adatte per la ricarica fino a 43 kW, e due per corrente continua (CC), fino a 350 kW.

Le spine per corrente alternata sono quelle di Tipo 1 e Tipo 2.

  • Il Tipo 1 è una spina monofase standard per auto elettriche americane e asiatiche, con una velocità massima fino a 7,4 kW.
  • Il Tipo 2 è invece una spina a tripla fase con tre fili, che consente quindi una ricarica più rapida, fino a 22 kW. I caricatori a corrente alternata di questa tipologia rappresentano lo standard europeo, tant’è vero che sono utilizzati dalla maggior parte delle stazioni di ricarica.

Le spine per la ricarica con corrente continua sono invece la CSS e la CHAdeMO.

  • La CSS è un upgrade della spina Tipo 2, che consente una ricarica ancora più rapida grazie all’aggiunta di altri due contatti di alimentazione. Può essere utilizzata sia per ricarica CA che CC e raggiunge la velocità massima di 350 kW.
  • La CHAdeMO è invece un sistema giapponese di ricarica rapida per ricarica bidirezionale, compatibile con le automobili elettriche asiatiche, e consente una velocità di ricarica fino a 100 kW.

Lunghezza del cavo

Per quanto riguarda la lunghezza del cavo da acquistare per la ricarica della propria auto elettrica, il minimo per poter collegare agevolmente il veicolo indipendentemente dalla posizione della Wall Box dovrebbe essere di 5 metri.

Alcuni cavi trifase potrebbero risultare particolarmente lunghi, raggiungendo anche i 10 metri, e questa circostanza potrebbe creare una certa scomodità e pesantezza che non faciliterebbe l’utilizzo.

Esistono poi in commercio anche cavi più lunghi o realizzati su misura, ma grazie alla praticità e all’ingombro molto contenuto dei Wall Box, generalmente è possibile installarli a muro nelle immediate prossimità del posto auto senza che si rendano necessari simili accorgimenti.

In ogni caso, al di là della lunghezza del cavo, è buona norma acquistare sempre soltanto cavi accompagnati da garanzia europea; naturalmente, nel caso in cui la Wall Box non disponga già di un cavo integrato.

Installazione interno ed esterno

In genere una Wall Box viene installata in un garage, ma può essere installata anche all’esterno, ad esempio in giardino o in un parcheggio condominiale. Nel secondo caso, è particolarmente importante che il dispositivo sia resistente alle intemperie, alle basse temperature e ai raggi UV.

L’installazione della Wall Box richiede l’intervento di un tecnico competente e certificato. Non è assolutamente consigliato tentare il montaggio fai da te, in quanto questo potrebbe causare un’installazione scorretta e non conforme alle normative. Anche la garanzia potrebbe essere invalidata.

Un tecnico specializzato si occuperà invece di tutti gli step necessari per il funzionamento della Wall Box, incluso il cablaggio, il collegamento all’impianto elettrico dell’abitazione, il fissaggio del dispositivo e tutte le verifiche del caso. Il procedimento richiederà in totale da un’ora fino a cinque in base alle circostanze.

Per cominciare il tecnico andrà a individuare la posizione più funzionale per l’installazione del dispositivo; poi procederà a effettuare dei test diagnostici dell’impianto elettrico. A questo punto collegherà la Wall Box al quadro elettrico e lo fisserà nella posizione stabilita, concludendo il lavoro con un test per verificarne il corretto funzionamento.

Le procedure legate all’installazione di una Wall Box, comunque, variano in base al fatto che si disponga di un’area privata, oppure che si desideri montare la stazione di ricarica per auto elettriche in un’area comune all’interno di un condominio.

Chi vive in un’abitazione indipendente oppure in un condomino nel quale possiede un garage, un box o un posto auto personale, non si troverà ad affrontare particolari difficoltà.
In ambito condominiale, qualora fosse necessario collegarsi alla linea elettrica comune occorrerà rivolgersi all’amministratore; lui consulterà un tecnico per installare un contatore per la misurazione dei consumi e stabilire una nuova quota per le spese condominiali dell’inquilino in questione.

Nel caso fosse invece possibile installare un contatore a parte per i propri consumi, sarà sufficiente inviare all’amministratore una comunicazione scritta e poi procedere senza attendere alcuna autorizzazione.

Se la Wall Box dovesse essere installata in un’area comune, occorrerebbe inviare all’amministratore una domanda che includa un progetto e ricevere la maggioranza dei voti dell’assemblea condominiale. In mancanza dell’assenso, sarà comunque possibile installare il dispositivo, ma a proprie spese e senza danneggiare l’area comune né alterare sicurezza e decoro della struttura.

Se invece la Wall Box fosse voluta da tutto il condominio, tutti dovrebbero contribuire alle spese, fatta eccezione per qualche condominio che non desiderasse servirsene.

Costo

In linea generale per una Wall Box il costo potrebbe andare in media dai 500 ai 2.000€. Esistono infatti diversi modelli di stazione di ricarica per auto elettrica di questa tipologia, dai più economici, composti semplicemente da una scatola portafusibili dotata di un cavo, ai più performanti, con sistemi di controllo dei consumi e varie altre opzioni, magari anche per la gestione via app.

Al costo per l’acquisto va aggiunta la tariffa dell’energia elettrica in base al gestore utilizzato, con consumi naturalmente più importanti rispetto a quelli di una normale presa elettrica domestica.

In certi casi, comunque, il dispositivo potrebbe anche essere offerto a prezzi particolarmente vantaggiosi o addirittura omaggiato con l’acquisto di un auto elettrica.

Analizzando degli specifici prezzi in base a modello e fornitore, alcune fra le tipologie di Wall Box più economiche risultano la Fiat Easy Wallbox e la Jeep Easy Wallbox con potenza fino a 7,4 kW, accompagnate da Skoda iV Charger e Volkswagen ID Charger, con potenza fino a 11kW, tutte con un costo a partire da 399€.

Seguono il Seat/Cupra Charger da 499€, il Tesla Wall Connector da 530€ con potenza massima finoa 22 kW e l’E-Station da 580€.

Il prezzo sale, a partire da 700€ cavi esclusi, per la BMW Wallbox Plus e la Mini Wallbox Plus, entrambe da 22 kW.

Per l’acquisto di una Wall Box Audi (Enel X JuiceBox) il prezzo parte poi da 854€ per 22 kW, con a seguire 879€ per una Smart Wallbox da 3,7 kW e 940€ per una Repower BITTA da 22 kW.

Dai 1000€ in su sono i costi per le stazioni di ricarica Mennekes, Enel X JuiceBox, Mercedes Wallbox e Volvo Wallbox, rispettivamente a partire da 1000€, 1200€, 1235€ e 1380€.

A questi costi va aggiunta la manodopera per l’installazione da parte di un tecnico, che in genere potrebbe partire da circa 700€ e variare in base alle circostanze di installazione.

Come liberarsi dalla gramigna infestante

Tra le varie piante infestanti spontanee che possono invadere l’orto, il frutteto o il prato, la gramigna è certamente una delle più invasive e tenaci. Per questo al suo nome è stata data dai contadini un’accezione negativa e viene spesso definita “erbaccia”. In realtà come tutte le piante non è un’erba cattiva in sé e come vedremo ha caratteristiche che possono risultare positive, tuttavia con la sua capacità di diffusione può diventare un problema. La si trova praticamente in tutte le aree temperate, subtropicali e tropicali del mondo.

Scopriamo perché è difficile controllare la gramigna o estirparla definitivamente, con i suoi stoloni e i suoi rizomi, e vediamo come ridurne la presenza in modo sempre più efficace, senza utilizzare erbicidi.

La pianta di gramigna

Per contrastare la gramigna in modo efficace è utile comprendere le caratteristiche di quest’erba infestante e il suo metodo di diffusione. Essa è una graminacea perenne che produce degli stoloni, ovvero degli steli striscianti lungo il suolo, e dei rizomi con i quali si riproduce per via agamica, ovvero senza passare via seme.

Il culmo durante l’estate emette un’infiorescenza composta da 4 a 6 esili spighe disposte come le dita di una mano, e dai fiori fecondati contenuti nell’infiorescenza si formano delle piccole cariossidi, ovvero i semi. I semi vitali sono pochi e germinano in condizioni di elevata temperatura, ma per la gramigna questo non è un problema, dato che si riproduce per via vegetativa tramite i rizomi.

Le piante adulte si espandono facilmente sul terreno formando dei grovigli molto estesi di rizomi e superficialmente formano anche grovigli di stoloni, con una forza vegetativa molto vigorosa.

La gramigna ama le temperature miti e calde, mentre non tollera le gelate invernali che scendono al di sotto dei -2°C. Si trova in tutti i tipi di suolo, ma predilige colonizzare quelli non molto ricchi di sostanza organica e poco lavorati, inoltre, è molto resistente alla siccità.

La gramigna può essere molto presente nei prati spontanei e colonizzare gli inerbimenti programmati, come quelli di un frutteto, ma a volte può dare problemi anche nell’orto.

La falsa gramigna

Una specie simile è Agropyron repens, che in realtà è la falsa gramigna, si tratta di un’altra graminacea perenne e rizomatosa, la quale si differenzia dalla vera gramigna per la spiga, che è più simile a quella del loietto, e perché ha minori esigenze termiche e di sole.

Contrastare la gramigna nell’orto

Per eliminare o almeno ridurre la gramigna nell’orto possiamo agire su vari fronti:

  • Mantenere il terreno sempre coltivato, perché i lavori di coltivazione disturbano lo sviluppo della gramigna. Capita infatti di lasciare delle parti di orto temporaneamente abbandonate per mancanza di tempo o perché si pensa che magari sia utile lasciarle a riposo, se vogliamo contrastare erbe infestanti come la gramigna invece è meglio provare a curare sempre anche queste zone, magari ricorrendo a trucchi salva tempo come pacciamatura e irrigazione a goccia.
  • Lavorazioni profonde del suolo. Nel caso di terreni molto infestanti da gramigna, una vangatura può essere utile per tirare fuori tutti i rizomi ed eliminarli il più possibile, al fine di estirpare la gramigna.
  • Eliminazione manuale dei rizomi. Ogni volta che, lavorando il terreno, emergono i rizomi e gli stoloni, raccoglierli pazientemente, mettendoli a seccare per un certo tempo al sole prima di buttarli nel cumulo di compostaggio. Le lavorazioni del suolo, purtroppo, hanno l’effetto di spezzettare rizomi e stoloni, favorendo la riproduzione di questa pianta. Per questo raccogliere tutte le parti che emergono con il tempo aiuta a ridurne la pressione.
  • Teli neri. Una sezione di orto invasa da gramigna può essere temporaneamente coperta da teli neri fissati in modo che stiano ben aderenti al suolo. Con questa tecnica le infestanti ne saranno soffocate. Scoprendo dopo qualche mese la superficie trattata in questo modo, dovrebbe essere più facile eliminare quello che resta di queste piante.
  • Sovesci ad effetto rinettante. Alcune aiuole dell’orto possono essere gestite con un sovescio di essenze miste seminate molto fitte, in modo tale da togliere spazio allo sviluppo delle piante spontanee come la gramigna.

Aspetti positivi della gramigna

La gramigna non è da considerarsi solo ed esclusivamente un’erbaccia.

I rizomi, infatti, possono essere utilizzati per la preparazione di tisane ad effetto diuretico e ipotensivo, e quindi trovano utilizzo nella fitoterapia. Il momento migliore per raccoglierla a questo scopo è l’autunno, quando il rizoma ha l’accumulo massimo di sostanze nutritive, e la si può utilizzare fresca o essiccata.

Inoltre, con la gramigna si possono costituire dei tappeti erbosi che diventano molto fitti e che richiedono pochi interventi irrigui rispetto a prati composti da altre essenze.

Confronto tra i 4 migliori modelli di batterie di accumulo per il fotovoltaico. LG, Tesla, Huawei e Varta.

Ad oggi, i proprietari degli impianti fotovoltaici privi di accumulo sono costretti a cedere l’energia prodotta in eccesso dai pannelli alla rete pubblica, mentre, di notte, devono attingere dalla stessa rete. Un’assurdità! Viceversa, grazie agli accumulatori, stoccando l’energia prodotta durante il giorno, è possibile addirittura avvicinarsi all’autonomia energetica.

Partiamo dagli elementi e dalle caratteristiche su cui basare la scelta, le batterie prese in esame sono:

Vediamo quali caratteristiche dovrai confrontare prima di acquistare il miglior prodotto.

Capacità (kWh): quantità di energia che riesce a stoccare la batteria. Da scegliere in base ai consumi e con il supporto di un professionista. In prima battuta, potresti calcolarla moltiplicando le potenze degli elettrodomestici per le ore di utilizzo giornaliere. Ad esempio, la lavastoviglie consuma: 250 watt per 2 ore al giorno = 500 Wh = 0,5 kWh. A questo valore, andrà sommato il consumo del frigo, lavatrice, TV ecc.

Potenza (kW): in pratica indica la velocità con cui la batteria riesce ad immagazzinare l’energia.

Efficienza di carica e scarica (%): rapporto tra l’energia scaricata e l’energia spesa per riportare il sistema di accumulo nello stato di carica iniziale. Nell’accumulare l’energia, si verificano delle perdite. Più è efficiente il sistema e meno perdite di energia avverranno.

Profondità di scarica (%): quantità di energia accumulata che viene utilizzata ogni ciclo;

Altezza massima sul livello del mare (metri s.l.m) e condizioni di funzionamento: se vivi in luoghi estremi, questi valori hanno un’importanza vitale. Ad esempio, se vivi in alta montagna, chiedi garanzie circa il funzionamento della batteria in clima rigido.

Modularità: conviene scegliere sistemi espandibili, specialmente qualora immagini di incrementare i consumi con il tempo.

Garanzia: in generale, la maggior parte dei produttori fornisce una garanzia di 10 anni. Acquistando batterie economiche, gli anni di garanzia calano. Questo valore è indice di qualità!

Durata: è misurata in numeri di cicli di carica e scarica nell’arco della vita utile della batteria. In generale, una batteria arriva fino a 15 anni di vita.

Prezzo: i costi chiavi in mano, per le batterie al litio, variano tra 900 e 1.600 € al kWh;

Adesso che conosci i fattori su cui basare la scelta, partiamo con il primo candidato:

LG CHEM RESU (3.3, 6.5, 10)

RESU è il sistema di accumulo energetico residenziale al litio di LG CHEM. La tecnologia di LG Chem’s L&S (laminazione e impilaggio) fornisce resistenza e assicura una capacità del 80% dopo 10 anni di utilizzo. Caratteristiche:

  • monofase;
  • capacità: da 3,3; 6,59,8 kWh; fino a 2 unità di batteria espandibili (si possono collegare tra loro RESU 3.3/6.5/10 a piacimento);
  • profondità di scarica: 95%;
  • potenza da 3kW a 5kW;
  • dimensioni e peso A x L x P (452 mm x 400- 626 mm x 120-227 mm). Da 31 a 99 kg;
  • installazione a parete o a pavimento, in ambienti interni ed esterni;
  • temperatura di funzionamento: tra 0°C e 40°C (raccomandata tra 15° e 30°);
  • conformità IP55;
  • certificati: UL1973 / TUV (IEC 62619) / CE / FCC / RCM;
  • efficienza: 95%;
  • garanzia: 10 anni; cicli di vita: 6.000;
  • prezzo fornitura: 3.700 €(3.3 kWh);5.000 € (6.5 kWh); 7.000 € (10 kWh);

Colpisce l’efficienza e il basso prezzo! I cicli di vita sono più bassi degli altri!

TESLA Powerwall

La Powerwall di Tesla è un gioiellino. Esalta la profondità di scarica, le temperature di funzionamento e la compattezza (considerata la capacità). Purtroppo non sono previste piccole taglie e l’efficienza è relativamente bassa. MIGLIOR PREZZO AL KWH!
  • Monofase;
  • Capacità: 13,5 kWh; espandibilità fino a 10 Powerwall (135 kwh);
  • profondità di scarica: 100%;
  • Potenza 7kW di picco / 5kW effettiva continua massima;
  • Dimensioni e peso A x L x P (1150 mm x 753 mm x 147 mm) 114 kg;
  • Installazione a pavimento o a muro; interno o esterno;
  • Temperatura di funzionamento: tra -20°C e 50°C;
  • conformità IP67;
  • Certificati: conforme agli standard di sicurezza internazionali EMI;
  • Efficienza: 90%;
  • Garanzia: 10 anni o 10.000 cicli di vita;
  • Livello di rumorosità ad 1 m: minore di 40 db;
  • prezzo fornitura: 9.000 €;

Inoltre, tramite l’APP è possibile monitorare la produzione e i consumi di energia dell’abitazione in tempo reale e impostare le preferenze per ottimizzare a gestione dell’accumulo. Adoro il design!

HUAWEI LUNA 2000

Huawei scende in campo con la batteria al litio modulare LUNA 2000 5 / 10 / 15. Ogni modulo ha una capacità di 5 kWh e si possono impilare fino a 3 moduli. I punti di forza: la profondità di carica, le temperature di funzionamento e la rumorosità. Efficienza: non pervenuta!

  • monofase;
  • capacità: 5kWh, 10 kWh e 15 kWh; in parallelo fino a 2 sistemi per un totale di 30 kWh;
  • profondità di scarica: 100%;
  • potenza da2,5 a 5 kW di picco;
  • dimensioni e peso A x L x P (670 mm x 150 mm x 600-960-1320 mm) da 63 a 163 kg;
  • installazione: a pavimento o a muro;
  • temperatura di funzionamento: tra -10°C e + 55°C;
  • conformità IP65;
  • Certificati: CE, RCM, CEC, VDE2510-50, IEC62619, IEC 60730, UN38.3;
  • efficienza: n.d.;
  • garanzia: 10 anni; numero di cicli: 10.000;
  • Livello di rumorosità: minore di 29 db;
  • prezzo fornitura: 5.500 €(5 kWh) ; 9.500 €(10 kWh); 13.300 €(15 kWh).

A differenza di Tesla, la batteria viene collegata all’impianto prima dell’inverter, in corrente continua. Questo comporta un miglioramento dell’efficienza, non dovendo convertire due volte AC-DC-AC.
Di contro, la potenza in uscita è pari a quella dell’inverter, quindi, nel caso di inverter da 6kW, se l’impianto fotovoltaico producesse 5kW, mentre l’abitazione ne richiedesse 8 (esempio forno + phon+ PdC + EV in carica), la batteria erogherebbe solo 1 kw per raggiungere i 6 kw dell’inverter, attingendo i restanti 2 kW dalla rete pubblica. Viceversa, la Tesla viene collegata lato corrente alternata, a valle dell’inverter, quindi la potenza di erogazione si somma a quella dell’inverter. Avrai meno efficienza, ma potrai attingere meno dalla rete!

VARTA Pulse 3- 6

Concludiamo con Varta, che offre il prezzo più vantaggioso, mantenendo un’ottima qualità. Ottima espandibilità, ma efficienza relativamente bassa.

  • monofase;
  • capacità: da 3,3 a 6,5 kWh; espandibili al bisogno fino a 5 unità;
  • profondità di scarica: 90%;
  • potenza 1,6 kW A 2,5 kW nominale in scarica;
  • dimensioni e peso A x L x P (600 mm x 690 mm x 186 mm) 45 – 65 kg;
  • installazione: a parete;
  • Temperatura di funzionamento: tra + 5°C e 30°C;
  • conformità: IP22;
  • efficienza:  90%;
  • garanzia: 10 anni o 10.000 cicli;
  • altezza massima: 2000 m s.l.m.;
  • prezzo fornitura: 3.500 €(3,3 kWh) ; 4.600 €(6.5 kWh); 6.300 €(10 kWh);