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La Casa Prefabbricata, perché?

Le case prefabbricate, ormai, non rappresentano più una nicchia ma sono una realtà immobiliare con diversi prezzi e modelli, da quelle in muratura a quelle in legno, pronte a soddisfare richieste ed esigenze diverse. I costi al metro quadro possono variare in base alle caratteristiche, ma non solo. Vediamo allora quanto costa una casa prefabbricata in Italia.

Case prefabbricate, prezzi e modelli

Tra i motivi per cui, sempre più spesso, si sceglie di acquistare una casa prefabbricata c’è il costo. In media, si può risparmiare il 10-15% rispetto a un’abitazione “tradizionale”. Entrando nel dettaglio, il prezzo chiavi in mano medio di una casa prefabbricata oscilla, con buona approssimazione, tra i 1.300 e 1.500 euro al mq. Questo per quanto riguarda una casa prefabbricata in legno. Ma anche nel caso di una struttura in muratura, il costo massimo non si discosta troppo (si può partire dai 250 euro al mq per arrivare fino a 2.000 euro al mq, molto dipende dalla scelta dei materiali e anche in questo caso di parla di prezzi chiavi in mano).

Case prefabbricate, i vantaggi

Ma la scelta di una casa prefabbricata non è conveniente solo dal punto di vista del prezzo chiavi in mano, ma anche per quanto riguarda i risparmi che ne conseguono come, ad esempio, quello che riguarda l’abbattimento dei costi energetici. In una abitazione particolarmente efficiente, realizzata in ottica ecosostenibile, il risparmio sulle bollette rispetto a una casa “tradizionale” può arrivare fino all’80% negli anni. Altro aspetto da non sottovalutare, sono i tempi di costruzione di una casa prefabbricata, notevolmente inferiori rispetto a quelli delle abitazioni classiche. Per fare un esempio, per una casa prefabbricata di 150 mq possono bastare 5 mesi per completare i lavori. I tempi, ovviamente, si abbassano o si dilatano a seconda delle metrature, ma in genere si va da un minimo di 2 a un massimo di 6 mesi. Inoltre, le case prefabbricate sono molto affidabili. Con i dovuti lavori di manutenzione, può arrivare a durare fino a oltre 50 anni. Non solo, il fatto che i moduli siano costruiti all’interno dell’azienda elimina la possibilità di errori che può comportare l’edilizia tradizionale. Inoltre, nelle case prefabbricate si possono aggiungere moduli in un secondo momento.

Bonus barriere architettoniche 75 per cento: a chi spetta? Guida e novità
Il bonus per l’eliminazione delle barriere architettoniche è pari al 75 per cento nel 2023 e fino al 2025. Diversi i lavori ammessi in detrazione fiscale e il rimborso riconosciuto potrà essere recuperato in cinque quote annuali. Di seguito le istruzioni da conoscere

Come funziona l’agevolazione e per quali lavori spetta?

Il bonus del 75 per cento è una delle più recenti detrazioni sui lavori in casa, prorogato per il 2023 e fino al termine ultimo del 31 dicembre 2025. Introdotto con il fine di favorire i lavori di ristrutturazione volti ad eliminare le barriere architettoniche, può essere fruito sia per gli interventi condominiali che per quelli sulle singole unità immobiliari.

Sono diversi i lavori detraibili grazie al bonus barriere architettoniche del 75 per cento: si va dagli ascensori alla sostituzione di gradini con rampe, ma nella detrazione fiscale sono compresi anche interventi quali il rifacimento del bagnoe la sostituzione delle finestre, a patto di rispettare i requisiti richiesti.

In alternativa all’utilizzo in detrazione, resta inoltre confermata la possibilità di optare per la cessione del credito e lo sconto in fattura.

Soffermiamoci quindi su regole e requisiti per poter beneficiare della detrazione fiscale del 75 per cento per la rimozione delle barriere architettoniche.

Disciplinato dall’articolo 119-ter del decreto legge n. 34/2020, il bonus per la rimozione delle barriere architettoniche del 75 per cento è riconosciuto per le spese sostenute dal 1° gennaio 2022 e fino al 31 dicembre 2025.

Obiettivo della detrazione fiscale prorogata dalla Legge di Bilancio 2023 è favorire la rimozione e il superamento degli ostacoli che riducono l’autonomia di soggetti con disabilità ed è possibile fruirne sia per i lavori in condominio che sulle singole unità immobiliari.

I limiti di spesa, la detrazione è riconosciuta entro l’importo massimo di:

  • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno;
  • 40.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • 30.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

Sul fronte dei lavori ammessi in detrazione, la norma richiama ai requisiti previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236, che individua i criteri ai fini della detraibilità di lavori quali anche la sostituzione di porte, finestre e i lavori su servizi igienici e cucina.

Per quali lavori spetta?

All’interno della pagina dedicata sul portale dell’Agenzia delle Entrate sono forniti alcuni dettagli sugli interventi che danno diritto alla detrazione del 75 per cento.

Il bonus per la rimozione delle barriere architettoniche si applica quindi, a titolo esemplificativo, ai lavori per:

  • la realizzazione di un elevatore esterno all’abitazione
  • la sostituzione di gradini con rampe, sia negli edifici che nelle singole unità immobiliari, se conforme alle prescrizioni tecniche previste dalla legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche.

All’articolo 4 sono indicati alcuni dei lavori eseguibili beneficiando del bonus del 75 per cento. Vi rientrano ad esempio:

  • le porte: devono essere facilmente manovrabili e consentire il transito agevole anche di persone su sedie a rotelle;
  • i pavimenti, qualora siano orizzontali e complanari tra loro e, nelle parti comuni e di uso pubblico, non sdrucciolevoli;
  • gli infissi esterni, quali porte, finestre e porte-finestre, che dovranno essere facilmente utilizzabili anche da persone con ridotte o impedite capacità motorie o sensoriali;
  • i servizi igienici qualora garantiscano l’agevole manovra di sedie a rotelle per l’utilizzo dei sanitari, garantendo in particolare anche la dotazione di campanelli di emergenza;
  • le cucine, prevedendo in particolare sotto i principali apparecchi e il piano di lavoro un vano vuoto per l’accostamento di sedie a rotelle.

Bonus 75 per cento per gli ascensori: requisiti di dimensione e dei meccanismi di apertura delle porte.

Soprattutto nell’ambito dei lavori condominiali, il bonus per la rimozione delle barriere architettoniche del 75 per cento è utile anche al fine di programmare lavori di installazione di ascensori.

Questi dovranno rispettare specifici requisiti dimensionali, e consentire nello specifico l’utilizzo da parte di persone con sedie a rotelle. Le porte inoltre devono essere dotate di idoneo meccanismo per l’arresto e l’inversione della chiusura in caso di ostruzione, così come dovrà essere previsto un tempo idoneo di apertura e chiusura.

In alternativa all’installazione di ascensori, è possibile prevedere anche lavori per la messa in funzione di servoscala o piattaforme elevatrici, in tal caso sarà necessario garantire un accesso agevole da parte dell’utilizzatore, così come dovranno essere predisposti sistemi anticaduta, anticesoiamento, antischiacciamento, antiurto e di apparati atti a garantire sicurezze di movimento, meccaniche, elettriche e di comando.

Bonus 75 per cento: regole specifiche sulle delibere condominiali

Per quel che riguarda i lavori condominiali, il comma 4-bis dell’articolo 119-ter del DL n 34/2020 prevede che le deliberazioni in sede di assemblea dovranno raggiungere la maggioranza dei partecipanti alla stessa, e gli stessi dovranno rappresentare almeno un terzo del valore millesimale dell’edificio. Si evidenzia inoltre che nel calcolo delle spese detraibili, secondo i limiti sopra esposti, potranno essere incluse anche quelle relative allo smaltimento e alla bonifica dei materiali e dell’impianto sostituito.

Bonus 75 per cento: cessione del crediti o sconto in fattura

A differenza di quanto previsto per la generalità dei bonus edilizi, per i lavori volti alla rimozione delle barriere architettoniche è ancora possibile optare per la cessione del credito e lo sconto in fattura.

Per la generalità dei bonus edilizi, a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge n. 11/2023, le due opzioni restano in vita solo se alla data del 17 febbraio 2023 risulti presentata la richiesta del titolo abilitativo per l’esecuzione dei lavori, quando necessario, o che gli stessi siano già stati avviati. Fanno eccezione le spese rientranti nel bonus per la rimozione delle barriere architettoniche, per le quali resta possibile avvalersi della possibilità di applicare lo sconto in fattura ovvero la cessione del credito ad altri soggetti. Nello specifico, è con il comma 1-bis, articolo 2 del Decreto Legge n. 11/2023che è stata confermata la possibilità di optare per le due modalità alternative di fruizione del bonus per l’eliminazione delle barriere architettoniche. In tutti gli altri casi l’unica via per il recupero del bonus fiscale è l’indicazione in dichiarazione dei redditi a la fruizione mediante detrazione, da recuperare in cinque quote annuali di pari importo.

Edilizia innovativa

La maggiore attenzione rivolta all’impatto ambientale dell’edilizia ha portato allo sviluppo di nuove tecniche costruttive e di materiali innovativi nel campo edile. Il futuro è quello di un’edilizia più rispettosa dell’ambiente e qui vedremo le novità più interessanti.

Costruire un edificio oggi significa dover fare una attenta valutazione dell’impatto ambientale di:

  • Processi di costruzione
  • Edifici durante il ciclo di vita
  • Materiali impiegati nell’edificazione 
  • Eventuali demolizioni

Questo nuovo approccio all’edilizia è dovuto sia a una aumentata sensibilità ai temi della sostenibilità e impatto ambientale, sia a necessità normative sviluppate in tal senso. Gli innovativi sistemi di costruzione garantiscono inoltre, a chi andrà ad abitare l’edificio, un risparmio energetico e un benessere abitativo impareggiabile grazie all’utilizzo di materiali smart e funzionali. 

A fianco delle nuove tecniche costruttive, infatti, l’innovazione sui materiali sta portando benefici anche agli edifici esistenti soggetti a ristrutturazione.

parleremo, quindi, di:

Le tecniche costruttive off-site per l’edilizia del futuro

I sistemi di costruzione che vedremo diffondersi maggiormente nel 2023, sono quelli a cui si fa riferimento con il termine di edilizia off-site. Si tratta di costruzioni modulari la cui lavorazione in cantiere sarà sempre più ridotta a favore di una maggior progettazione e lavorazione in fabbrica. 

La fase di assemblaggio in cantiere non avviene, come nel sistema costruttivo tradizionale a umido, con il ricorso all’acqua o altri materiali di connessione, ma i componenti finiti vengono uniti tramite bulloni o viti. Per questo motivo, vengono chiamati sistemi costruttivi a secco.

Questo comporta:

  • Una riprogettazione dei processi di edificazione, che è già in atto ma che andrà affermandosi nel prossimo futuro con il diffondersi dell’edilizia off-site.
  • Lo sviluppo di nuove tecnologie,come l’automazione, il BIM e la digitalizzazione dei flussi informativi.
  • Lo sviluppo di nuove competenze per chi opera in cantiere.

I vantaggi dell’edilizia a secco off-site

I vantaggi sono molteplici, primo fra tutti la possibilità di standardizzare il processo di costruzione ottimizzando il livello di replicabilità. Questo significa:

  1. Capacità di rispettare i tempi di consegna
  2. Capacità di rispettare il budget
  3. Velocità di esecuzione dei lavori, in quanto si tratta di assemblare a secco componenti già prefabbricati
  4. Manodopera ridotta

Inoltre, un edificio da edilizia off-site significa un edificio già garantito in termini di performance e sicurezza, in quanto i sistemi prefabbricati che lo compongono escono dalla fabbrica con determinate caratteristiche certificate. 

Sistemi costruttivi a secco: quali sono i più innovativi?

Pensando all’immediato futuro, lo sviluppo digitale e tecnologico dell’industria edilizia ha reso possibili i seguenti innovativi sistemi di costruzione:

1. Sistemi costruttivi prefabbricati

Il sistema costruttivo che fa ricorso ai moduli prefabbricati è certamente il più noto e storico sistema di tipo off-site a secco. 

Le novità che riguardano il mondo dell’edilizia prefabbricata stanno nell’utilizzo di materiali ecologici e rispettosi dell’ambiente, come il legno EFC, e nello sviluppo di nuove formule, come i prefabbricati in cemento o quelli ibridi dove convivono armonicamente materiali diversi.

2. Sistemi di costruzione grazie alla stampa 3D

Il sistema costruttivo basato sulla stampa 3D è forse uno dei più futuristici ma già possibile ed attuato per alcuni prototipi edilizi. 

I componenti dell’edificio vengono progettati digitalmente off-site e stampati con una stampante 3D, per poi essere assemblati a secco sul luogo. 

La sostenibilità è garantita dalla scelta dei materiali usati per la mescola della stampante.

3. Sistema Steko 

Il sistema costruttivo Steko replica la parete di mattoni “classica” solo nella forma, in quanto i mattoni sono in legno, generalmente proveniente da foreste gestite in modo sostenibile. 

Questi mattoni vengono uniti a incastro fra loro durante la costruzione, e quindi non vengono utilizzate malte garantendo l’ecocompatibilità dell’edificio. 

Quali sono i materiali innovativi per l’edilizia? 

Il settore edile è in continua evoluzione e, accanto ai nuovi sistemi di costruzione, possiamo trovare materiali di nuova generazione, frutto di ricerca tecnologica, che beneficiano allo stesso tempo le nuove costruzioni e le ristrutturazioni.

Alcuni dei materiali da costruzione più innovativi che stanno trasformando il settore edile includono:

  • Finiture – Pitture e intonaci sono oggi formulati in modo da essere non solo ecologici ma anche capaci di contribuire a ridurre il livello di inquinanti, sanificando l’aria indoor grazie alla fotocatalisi. 
  • Isolanti termici – Il più innovativo materiale isolante è sicuramente l’Aerogel che offre prestazioni migliorate del 40% rispetto ai tradizionali pannelli isolanti. Sono stati, inoltre, sviluppati pannelli in aerogel isolanti ed ecologici a base di cellulosa e fibra di riso. 
  • Pavimenti cinetici – Strade e pavimenti del futuro potranno essere fonte di energia. Questo grazie allo sviluppo di una tecnologia capace di trasformare l’energia cinetica del calpestio e del passaggio dei veicoli in elettricità.
  • Calcestruzzo autorigenerante – Sviluppato negli Stati Uniti, il calcestruzzo autorigenerante è capace di riparare piccole fratture e crepe andando a sigillarle prima che costituiscano un problema per l’integrità dell’edificio. 
  • Vetro – Le superfici vetrate del futuro saranno parte attiva dell’involucro edilizio, capaci di garantire isolamento termico e acustico, controllo solare e tanto ancora grazie all’integrazione con sistemi IoT. 
  • Biomattone – Si tratta di un progetto tutto italiano che ha dato vita a un mattone composto da calce e canapa coltivata in Italia. Il biomattone ha eccellenti capacità isolanti sia termiche sia acustiche, resiste all’umidità e al fuoco ed è l’ideale per case in bioedilizia.

Sistemi innovativi di costruzione: affidarsi agli esperti

Oggi l’edilizia necessità di uno sviluppo verso un nuovo modo di concepire il metodo costruttivo tradizionale, orientandosi a un maggior rispetto dell’ambiente grazie a innovativi sistemi di costruzione, che sappiano sfruttare le potenzialità della digitalizzazione e dei materiali moderni. Questo presuppone anche un nuovo livello di competenze per i professionisti del campo edile e dell’intera filiera delle costruzioni, poiché l’edilizia off-site del futuro sarà concentrata sulla fase di progettazione, mentre la messa in opera sarà rapida e senza improvvisazioni.

Superbonus, stop alle cessioni dei crediti: decreto è già operativo. Appello Abi-Ance per far ripartire il mercato

Decreto legge subito in vigore. Già operativo il blocco di tutte le cessioni di crediti e il divieto di acquisto delle Pubbliche amministrazioni

Stop a tutte le cessioni dei crediti di tutti i bonus fiscali, a partire ovviamente dal superbonus. Spunta anche questa novità nel decreto in materia di crediti fiscali che il governo ha approvato nel Consiglio dei ministri e già approdato all’esame della Camera dopo la pubblicazione lampo sulla Gazzetta Ufficiale. Mentre diventa subito operativo il divieto di acquisti per le pubbliche amministrazioni, anticipato nelle scorse ore da Il Sole 24 Ore, l’esecutivo ha optato per un clamoroso dietrofront per bloccare il caos che ormai da mesi domina il mercato dei crediti fiscali legati ai lavori edilizi.

Stop a tutte le cessioni di bonus

Sono, allora, tre le linee sulle quali ha lavorato il Governo per correggere le norme sulle cessioni dei crediti. Nel decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023 la prima, e più clamorosa, prevede lo stop di tutte le cessioni di bonus fiscali. In sostanza, il Governo ha disattivato la norma quadro che regola le cessioni (l’articolo 121 del decreto Rilancio). Sono comunque esclusi da questa novità gli interventi già avviati.

La seconda linea di intervento blocca sul nascere le operazioni di acquisto di crediti da parte di Regioni e altri enti pubblici. La norma introduce un divieto secco per Comuni, Province e Regioni e tutti gli enti che rientrano nel cosiddetto “perimetro della Pa” di acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione. Queste operazioni di acquisto, infatti, potrebbero essere contabilizzate come indebitamento, possibile solo in forme limitatissime. Muoiono così sul nascere iniziative come quella della Provincia di Treviso, che ha annunciato l’acquisto di 14,5 milioni di euro da due banche pochi giorni fa, o della Regione Sardegna, che ha approvato una norma per l’acquisto di crediti nella sua legge di Stabilità.

Limitata la responsabilità dei fornitori

Il terzo intervento, infine, riprende la circolare n. 33/E di ottobre dell’agenzia delle Entrate, limitando la responsabilità del fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e dei cessionari dei crediti. Viene escluso che questi soggetti abbiano avuto una condotta negligente quando abbiano acquisito una serie di documenti: titoli edilizi, notifica alla Asl, prove foto e video dell’esecuzione dei lavori, visure catastali, visti, asseverazioni. Questa esclusione riguarda anche i correntisti che comprano dalle banche.

Giorgetti: risolvere nodo crediti edilizia, conti in sicurezza

Il decreto legge sulla cessione dei crediti derivanti da incentivi fiscali «ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici». Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Nel difendere la bontà del provvedimento Giorgetti ha poi citato le parole dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi (il video): «Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento.Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il Superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito, l’obiettivo è dare la possibilità di gestirlo».

Ora solo bonus con detrazioni d’imposta

Abbiamo «chiarito per legge i confini della responsabilità solidale da parte dei cessionari dei crediti» e questo risponde all’obiettivo di «eliminare le incertezze, dubbi e riserve che hanno fatto sì che tanti intermediari, in particolare le banche evitassero da qualche mese di assorbire e quindi di scontare questi crediti», ha aggiunto il ministro dell’Economia. «Traendo spunto dalla decisione adottata e comunicata in Parlamento da Eurostat abbiamo deciso di porre divieto alle amministrazioni locali e Regioni di procedere a questi sconti perché avrebbero impatto diretto sul debito pubblico», precisando che dal 17 febbraio «rimarranno tutte le forme di bonus però solo nella forma di detrazione di imposta».

La presa di posizione delle banche

Il decreto legge sul Superbonus e gli altri bonus edilizi approvato ieri dal Consiglio dei ministri «fornisce un chiarimento e un utile contributo per la maggiore certezza giuridica delle cessioni dei crediti e contribuisce a riattivare le compravendite di tali crediti di imposta». Lo afferma l’Abi sottolineando in una nota che «in caso di mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali, il fornitore che ha applicato lo sconto e i cessionari che hanno acquisito il credito, in possesso della documentazione che dimostra l’effettività dei lavori realizzati, non saranno responsabili in solido, a meno che ci sia dolo».

Abi-Ance: serve subito misura per cessioni crediti

Abi e Ance apprezzano i chiarimenti del decreto sul superbonus emanato ieri dal governo sulla responsabilità, che permette di riavviare la cessione dei crediti ma chiedono una «misura tempestiva» che consenta «immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche». Le due associazioni sottolineano che i tempi del riavvio di tali compravendite non sono compatibili con la crisi di liquidità delle tante imprese che non riescono a cedere i crediti fiscali.

Leo: stretta necessaria ma pronti a trovare soluzioni

Maurizio Leo, viceministro per l’Economia e le Finanze, ha spiegato così la scelta del Governo: «Si doveva intervenire per arginare una situazione abnorme con 110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle casse dello Stato. Lo abbiamo fatto attraverso un intervento mirato a evitare che gli enti locali potessero acquistare questi crediti generando ulteriori difficoltà nei loro bilanci. Anche i mercati ci avrebbero creato grandi problemi. Siamo pronti a incontrare le associazioni di categoria e i professionisti per cercare nuove soluzioni perché abbiamo a cuore le esigenze delle imprese».

Landini: governo sbaglia, decide senza discutere

«Credo che sia una decisione sbagliata. È il solito metodo che questo governo sta utilizzando di non discutere, di non parlare con i soggetti interessati, imprese. lavoratori e quindi il sindacato. È un metodo sbagliato che non va bene e porterà dei danni al Paese se continuano a muoversi in questa direzione» è stato il commento del leader della Cgil, Maurizio Landini. «Certo, si possono fare delle correzioni, stabilire a chi darlo o meno a seconda degli obiettivi: un conto è favorire chi ha più case un conto altre situazioni. Oggi, invece, si discute solo su dove si mettono i soldi. Trovo singolare che si faccia un’operazione di questo genere senza discutere con nessuno», ha aggiunto Landini.

Fillea-Cgil: pronti allo sciopero

«Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili si perderanno nell’edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno». Lo afferma il segretario generale della Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi, secondo cui «questo è un attacco del governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà. Se non tornerà sui propri passi e aprirà un tavolo di confronto, metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni».

Ingegneri: shock visti i cantieri in apertura

Per il Consiglio nazionale degli ingegneri il decreto «rischia di generare uno shock di notevoli proporzioni tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati». «La bolla – avvertono gli ingegneri – rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine ad uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei Superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell’economia nella fase post Covid».

Architetti: si mette a rischio impegni di tante famiglie

«Lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito per gli interventi legati ai bonus edilizi rappresentano un colpo inatteso ed una decisione grave che mette a rischio gli impegni assunti da tante famiglie per il miglioramento della loro casa oltre che il lavoro di decine di migliaia di professionisti e imprese» è l’allarme di Francesco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc).

Amministratori: subito soluzione per evitare caos

Protesta anche l’associazione degli amministratori di condominio che sollecita il Governo a sedersi subito attorno ad un tavolo per cercare di correre ai ripari ed evitare una situazione esplosiva destinata a travolgere tutto ea portare a un’impennata di morosità e contenziosi nei condomini.

Acquisto crediti Superbonus e bonus edilizi

06/02/2023 – L’acquisto dei crediti Superbonus si potrebbe sbloccare grazie al contributo delle Regioni e degli Enti locali. Sardegna, Piemonte, Basilicata e Provincia di Treviso hanno già avviato iniziative in tal senso.

Potrebbe essere questa una delle soluzioni per evitare il fallimento di professionisti e imprese che, dopo aver praticato lo sconto in fattura e acquisito il relativo credito fiscale, non riescono a smaltirlo per la congestione del sistema.

Secondo una stima prudenziale dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), i crediti bloccati ammontano a 15 miliardi di euro. Inoltre, ogni miliardo di crediti incagliati blocca 6mila interventi e fa fallire almeno 1700 imprese.

Acquisto crediti Superbonus, cosa accade in Sardegna 

La Sardegna intende procedere all’acquisto dei crediti Superbonus dalle banche e al loro utilizzo in compensazione.

Come previsto da un emendamento alla finanziaria regionale, la Regione non avrebbe un costo finanziario perché il programma di acquisto garantirebbe un celere utilizzo in compensazione.

Ci sarà inoltre un programma di garanzie che favorirà la negoziazione dei crediti tra privati.

Provincia di Treviso: acquisto crediti Superbonus e bonus edilizi da 14,5 milioni

L’acquisto crediti Superbonus muove già i primi passi nella Provincia di Treviso. L’Ente ha avviato un’operazione per acquistare i crediti corrispondenti al Superbonus e agli altri bonus edilizi e usarli in compensazione dei propri oneri fiscali nei prossimi anni.

La Banca Popolare Sant’Angelo e la Banca di Credito Cooperativo di Cherasco hanno ceduto crediti Superbonus e bonus edilizi pari a 14,5 milioni di euro.

Come comunicato in una nota, la Provincia di Treviso otterrà un risparmio in termini di spesa corrente pari a quasi 1 milione di euro, che sarà utilizzato per finanziare altre voci di spesa del bilancio. Le banche, prossime alla saturazione della capacità fiscale, potranno riprendere o incrementare gli acquisti di nuovi crediti da famiglie e imprese.

Superbonus 2023

14/02/2023 – Ok alla proroga per lo sconto in fattura nel 2023. Il nuovo termine per l’invio della comunicazione all’Agenzia delle Entrate è stato fissato al 31 marzo.

Lo slittamento della scadenza riguarda anche la comunicazione relativa alla cessione del credito e gli adempimenti relativi ai lavori sulle parti comuni degli edifici residenziali.

Le novità sono contenute nel disegno di legge “Milleproroghe”, che ha ottenuto il via libera delle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato, e passa ora all’esame dell’Aula.

Il ddl prevede:

  • la proroga dei termini per comunicare all’Agenzia delle Entrate la scelta dello sconto in fattura o della cessione del credito per i lavori agevolati con il Superbonus e gli altri bonus edilizi;
  • la proroga dei termini entro cui gli amministratori di condominio devono inviare all’Agenzia delle Entrate i dati dei lavori sulle parti comuni.

Proroga sconto in fattura 2023 e cessione del credito

Normalmente, i committenti di un intervento agevolato con il Superbonus e gli altri bonus edilizi, che optano per lo sconto in fattura o la cessione del credito, devono comunicarlo all’Agenzia delle Entrate entro il 16 marzo di ogni anno.

Il ddl prevede la proroga del termine per comunicare lo sconto in fattura o la cessione del credito al 31 marzo 2023.

Si tratta di 15 giorni in più e bisogna capire se effettivamente saranno sufficienti per cogliere gli effetti delle modifiche normative orientate a sbloccare la cessione dei crediti.